L’abolizione degli sgravi fiscali previsti dal Decreto Crescita sarà inevitabilmente un duro colpo per i club di Serie A. I contratti in essere rimangono blindati, ma il “potere d’acquisto” delle società in sede di mercato diminuirà, soprattutto con riferimento a quei calciatori con ingaggi importanti, che in caso di trasferimento in Italia costerebbero decisamente di più rispetto a questi anni di regime agevolato.
In molti – la politica in cima – si sono affrettati a sottolineare come il Decreto Crescita non abbia innalzato la competitività dei club italiani. «L’obiettivo del governo è aiutare il calcio italiano anche e soprattutto valorizzando i vivai. Per questo motivo, la Lega ha ritenuto di stoppare la norma che consente ai calciatori stranieri di pagare meno tasse. Sono convinto che sia una scelta di equità e buonsenso», ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini.
«Il Decreto crescita ha permesso ai club di acquistare atleti dall’estero con lo sconto: un aiuto straordinario, durato anni, che doveva essere l’occasione per rilanciare i nostri campionati. Rendendoli più competitivi e attraenti. Così non è stato, e mi sorprende la reazione dei club: sembra che il problema della nostra serie A sia la mancanza di una sorta di reddito di cittadinanza per i giocatori comprati oltreconfine», ha aggiunto il segretario del partito.
Ma è effettivamente così? Un aspetto facilmente indagabile per capire come e quanto siano cambiate le performance dei club italiani a seguito dell’introduzione delle agevolazioni del Decreto Crescita è il percorso nelle competizioni europee per club. Tornei che, fra l’altro, vedono la partecipazione di quelle squadre top che prevalentemente hanno sfruttato il Decreto, per attrarre calciatori di alto livello in questi anni.
Ranking UEFA Decreto Crescita – I risultati fino al 2019
Le prestazioni in Champions, Europa League e Conference si riflettono nel ranking UEFA per Paesi, che offre una fotografia dei risultati ottenuti dai club nelle coppe europee. Prendendo in esame le quattro stagioni precedenti l’introduzione del Decreto Crescita (dal 2015/16 al 2018/19), si nota come la media punti dei club italiani in una stagione sia stata pari a 12,759.
Il miglior risultato sono i 14,250 punti della stagione 2016/17, che coincidono con il raggiungimento della finale di Champions League da parte della Juventus (sconfitta contro il Real Madrid a Cardiff). Nelle altre stagioni i migliori risultati sono stati gli ottavi di Champions (2015/16), la semifinale di Champions (2017/18) e i quarti di Champions (2018/19).
Ranking UEFA Decreto Crescita – La crescita dal 2020
Il discorso cambia in maniera netta a partire dalla stagione 2019/20, la prima in cui i club hanno potuto beneficiare degli sgravi fiscali. Nelle ultime quattro stagioni la media punti nel ranking UEFA per Paesi schizza addirittura a 17,321, con il boom di 22,357 punti nell’ultima stagione, grazie al raggiungimento delle finali di tutte e tre le competizioni europee per club.
Anche le altre stagioni non sono da meno, con l’Inter finalista di Europa League nel 2019/20 (e l’Atalanta ai quarti di Champions), una semifinale di Europa League nel 2020/21 e la conquista della Conference League da parte della Roma nel 2021/22. In questa situazione, anche nel 2023/24 l’Italia sta procedendo in maniera spedita, con tutte le squadre ancora in corsa in Europa e un momentaneo primato a livello di ranking.
Insomma, se come dice Salvini uno degli obiettivi doveva essere una maggiore competitività dei club italiani, il percorso nelle competizioni europee degli ultimi anni racconta una storia diversa rispetto a quella di molti sostenitori dell’abrogazione del Decreto Crescita. La prova del nove potrebbe arrivare nei prossimi anni, anche se l’auspicio è che la Serie A trovi comunque il modo di mantenere alto il livello dei propri club anche senza poter fare affidamento su un regime fiscale agevolato.