Fenucci (Bologna): «Superlega? I format delle coppe sono migliorabili»

Intervenuto a Radio TV Serie A con RDS, l’amministratore delegato dei felsinei ha parlato anche di stadio e dell’abolizione del Decreto Crescita.

Fenucci Superlega
(Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)

Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, è intervenuto ai microfoni di Radio TV Serie A con RDS. In una lunga intervista, l’AD del club guidato da Joey Saputo ha parlato dei risultati sportivi straordinari di questa prima metà di stagione e di tanti altri temi, dalla Superlega al Decreto Crescita, passando per la riqualificazione dello stadio Dall’Ara.

A proposito del nuovo progetto di A22 per la Superlega, il dirigente ha detto che «la visione sul futuro delle competizioni europee e nazionali si fonda su due principi fondamentali: la rilevanza e la centralità assoluta dei campionati nazionali e l’accesso a campionati internazionali in base alle prestazioni e ai risultati che si generano nei campionati nazionali».

«Attraverso un dialogo costruttivo si potrebbe arrivare ad un miglioramento dei format e ad una maggior rappresentatività per i campionati che sono quelli che generano più risorse. L’armonizzazione dei calendari è un tema da trattare perché ad oggi ci sono problemi nella gestione dei club per le troppe competizioni che rischiano di accavallarsi», ha aggiunto ancora l’AD.

Sul Decreto Crescita, come gli altri attori del calcio italiano anche Fenucci sostiene che la mancata proroga sia «incomprensibile; era un provvedimento che aveva ridato competitività al campionato italiano come dimostrano i risultati delle ultime competizioni europee che sotto alcuni aspetti è già svantaggiato con i competitors europei. Questo decreto aveva un impatto limitato sulle finanze dello Stato e non ne avrà in futuro perché riadegueremo il budget in conseguenza della nuova fiscalità, in funzione di ciò, ora, si cercheranno calciatori con minor rilevanza e competitività internazionale senza garantire nessuna ulteriore risorsa dello Stato».

«In prospettiva ci sarà un peggioramento perché il campionato italiano perderà attrattività anche in termini di risorse e di ingressi nelle casse statale e il vantaggio fiscale relativo ai calciatori stranieri era intorno al 60% e non andava ad inficiare sul fatto di far giocare o meno i calciatori italiani e questo è un problema di percorso formativo e motivazionale», ha sottolineato.

Poi, una battuta sul Dall’Ara: «Il Bologna è una delle poche squadre che sta trovando sinergia tra stadio e presenza dei tifosi. È prevista la riqualificazione del Dall’Ara e l’uso di una struttura temporanea dove la squadra giocherà durante i lavori. Il nostro sarebbe un modello replicabile e misto con investimenti dal nostro azionista e investimenti da parte del comune di bologna che rimarrà proprietario dell’impianto. La fruibilità degli impianti italiani crea un gap dei ricavi rispetto ai guadagni che sono generati dagli altri campionati europei. Molto spesso gli stadi comportano delle riqualificazioni di interi comparti urbanistici di quartieri interi».

«La difficoltà di creare strutture deriva da due fattori: come primo problema ci sono i processi autorizzativi che sono troppo complessi e per i quali interferiscono i comuni e le regioni e le difficoltà dei comuni di compensare i progetti a livello locale per le modifiche che comportano sull’economia del territorio; l’uso di un commissario ad hoc sarebbe utile. La seconda difficoltà riguarda i problemi finanziari: i progetti sugli stadi sono a lungo termine e prevedono il coinvolgimento dell’investimento pubblico. Tutto questo dovrebbe far parte di un dialogo tra Lega e istituzioni che ad oggi invece è molto complesso», ha concluso.