Doping, per Pogba udienza a gennaio: sullo sfondo resta il TAS

I legali del francese puntano a una squalifica che permetta il ritorno in campo, magari con la maglia della Juventus, visto che l’accordo è valido fino al 2026.

Controlli antidoping calcio
Paul Pogba (Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

La richiesta di squalifica della Procura Antidoping è arrivata e di certo non ha sortito nessun sospiro di sollievo in Pogba e nella Juventus. Quattro anni lontano dai campi per il francese significherebbero la fine della carriera a 30 anni, ma gli avvocati del centrocampista hanno l’obiettivo di uscire da questa vicenda con la condanna più bassa possibile, ecco perché si è deciso di affrontare il processo e di non ricorrere al patteggiamento.

Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, mentre la Juve sta valutando la rescissione del contratto, ovviamente in caso di lunga squalifica, i legali del francese stanno studiando le prossime mosse fra le varie tappe che il calciatore dovrà affrontare prima di una sentenza che dovrebbe arrivare nella seconda metà di gennaio 2024.

In questi mesi, secondo le indiscrezioni, la procura antidoping, coordinata dal procuratore Pierfrancesco Laviani, ha svolto il proprio lavoro nel massimo riserbo, riesaminando il caso e analizzando le memorie difensive fornite dai legali di Pogba. Molto probabilmente si è anche entrati in una prima fase di patteggiamento, ma a quanto pare questa strada non ha portato a un accordo ed ecco il processo.

Nonostante in un primo momento si fosse fatta strada la possibilità di un’udienza unica davanti al Tribunale Arbitrale dello Sport, ma per questo ci vuole il via libera della Wada e di Nado Italia, rispettivamente, l’organizzazione internazionale e nazionale del doping. Richiesta però che a quanto risulta non è mai stata inoltrata dalla difesa, anche perché la Wada non è mai stata aperta a questa possibilità.

Ora la palla è nelle mani dei legali di Pogba che dovranno dimostrare come il francese ha assunto l’integratore, contenente la sostanza vietata Dhea, ovvero il deidroepiandrosterone, inconsapevole di andare contro le norme antidoping. Questo andrebbe a dimezzare la pena richiesta dalla Procura Antidoping, ma gli avvocati del francese puntano a una squalifica minima per cercare di non perdere il ricco contratto fino al 2026 con la Juventus che vale 8 milioni di euro netti all’anno, anche se adesso il classe 1993 percepisce poco più di 2 mila euro al mese, il minimo stabilito dal contratto collettivo in caso di sospensione.

In caso di condanna da parte del Tribunale Nazionali Antidoping, il processo Pogba potrebbe trascinarsi al Tas, a cui i legali del francese potrebbero appellarsi qualora ritenessero la squalifica troppo pesante. Il Tribunale Arbitrale dello Sport non sarebbe l’ultimo grado di giudizio, visto che la “Cassazione” sarebbe affidata alla Corte federale svizzera, l’ultima possibilità per Pogba di avere una squalifica che non metta la parola fine alla sua carriera a soli 30 anni. Ovviamente, nel caso si arrivasse al terzo grado di giudizio, i tempi si dilaterebbero in maniera considerevole.