Il Comune di Milano hanno deciso di ricorrere contro il parere della Soprintendenza e della Commissione regionale per il Patrimonio culturale della Lombardia, con l’obiettivo di annullare il possibile vincolo sul secondo anello dello stadio Giuseppe Meazza. Un ricorso a cui si sono per ora affiancate Inter e Milan – come anticipato da Calcio e Finanza –, chiedendo l’accesso agli atti.
Un parere «che loro stessi avevano chiesto. Poiché il parere “preventivo”, richiesto in anticipo sui tempi previsti dalla legge, non è conforme a quanto desiderato da Sindaco, Elliott/RedBird e Suning, con un ennesimo atto di arroganza, il Sindaco, insieme con i fondi stranieri ricorre al TAR con un ricorso, infondato nel merito e inammissibile. In questa operazione il Sindaco non ha avuto neanche la sensibilità istituzionale e politica di far assumere la delibera dal Consiglio Comunale, rappresentativo della comunità milanese».
Lo scrivono in un comunicato i Comitati “SiMeazza”, “ReferendumXSanSiro”, “PiazzaD’Armi Le Girdiniere”, “Ass.ne Gruppo Verde San Siro” e cittadine e cittadini di San Siro, che presenteranno in questi giorni presso il TAR Lombardia un intervento ad opponendum del ricorso presentato dal Comune di Milano.
«Sono ormai quattro anni che il sindaco tenta di abbattere San Siro, un bene pubblico, aderendo di fatto alle richieste dei fondi privati stranieri. Oggi, per l’ennesima volta, cittadine e cittadini milanesi sono costretti a ricorrere nuovamente alla giustizia amministrativa per vedere tutelato il proprio bene pubblico, lo Stadio Meazza, dall’ennesimo atto di arroganza di questo Sindaco», aggiungono i comitati.
«In una sorta di schizofrenia politica e amministrativa, Sala da un lato gioisce per la candidatura di Milano ad ospitare la finale di Champions League del 2026 o del 2027 e dall’altra vuole demolirlo per consentire ai fondi finanziari proprietari di Inter e Milan di costruire al posto del Meazza un mega centro commerciale (ce ne sono già quattro nell’area nord ovest di Milano) e realizzare, su aree pubbliche e sul verde esistente, uno stadio, insignificante e più piccolo, e compiere una grande operazione immobiliare extracalcistica», prosegue la nota.
«È bene ricordare ancora una volta che nel 2025 scatterà comunque il vincolo sul secondo anello per i settanta anni di un’opera pubblica, e sarà solo in quel momento, nel 2025, che il Comune potrà fare le sue obiezioni al mantenimento del vincolo. Vincolo che peraltro non impedisce la ristrutturazione e l’ammodernamento dello Stadio», concludono.