Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia.
L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo sulla gestione dei cartellini gialli degli ultimi turni del campionato di Serie A e sul rapporto arbitri-calciatori.
Il campionato di Serie A entra nel vivo, la lotta per il primato in classifica si fa sempre più intensa e aumenta anche la tensione. Lo rivela un dato, quello delle ammonizioni per proteste. Infatti le ultime due giornate (la nona e la decima) hanno fatto registrare il record nelle ammonizioni per proteste: ben 17 (9 nella nona, 8 nella decima), a fronte di un totale di 35 nelle prime 8.
Se nel periodo compreso tra la prima e l’ottava giornata la media a turno era stata di 4,3 ammonizioni per proteste, prendendo in esame anche le ultime due giornate il dato sale a 5,2. D’altronde Rocchi era stato chiaro: già in estate, al raduno di Coverciano, aveva dichiarato la “tolleranza zero” nei confronti di questi comportamenti. Un “diktat” in linea con quello della Premier League, dove ormai la linea è quella dell’intransigenza assoluta.
Però questa “imposizione” dall’alto del designatore non è sufficiente per spiegare il nuovo trend. Un altro fattore che ha determinato l’aumento delle sanzioni per proteste è l’atteggiamento dei protagonisti in campo.
In una fase storica di profondo ricambio generazionale all’interno dell’organico CAN, la caratteristica che si osserva negli arbitri più giovani è la scarsa empatia, la difficoltà nell’intraprendere la strada del colloquio coi calciatori. Allo stesso modo, anche i giocatori mostrano sempre meno la propensione a dialogare col direttore di gara (lo confermano anche le sanzioni per i capitani).
Bene ribadire il rispetto dei ruoli e la terzietà dell’arbitro, il “man in the middle” come lo chiamano gli inglesi. Ma per una migliore resa e una maggiore vendibilità del prodotto calcio italiano auspichiamo una interazione più equilibrata fra tutte le parti.