Serie A, da Barclays a Carlyle: grandi fondi e banche in corsa per il canale di Lega

Diversi tra fondi e istituti di fama internazionale avrebbero presentato proposte ufficiali per il “piano B” sui diritti: il canale della Lega Serie A.

Serie A autonomia Premier
(Foto: Nicolò Campo / Insidefoto)

La giornata di trattative private ieri a Milano fra Lega Serie A da una parte e DAZN, Sky e Mediaset dall’altra non ha sortito l’effetto sperato. I ritocchi al rialzo per i diritti tv 2024-2029 non ci sono stati o comunque non nell’entità sperata. La deadline fra i presidenti dei club è stata spostata all’assemblea del 16 ottobre, e sullo sfondo resta l’alternativa – già ampiamente discussa – del canale di Lega.

Un piano, scrive Il Sole 24 Ore, sul quale banche e fondi hanno già scaldato i motori. Le offerte presentate sono state sei nell’ambito di un bando che prevede la corresponsione ai club di un minimo garantito per i diritti audiovisivi della Serie A. In lizza ci sarebbero alcuni grandi fondi di debito come Carlyle Private Credit, lo stesso player che ha investito sull’Atalanta.

Ma le proposte sarebbero arrivate anche da grandi banche, come Goldman Sachs, Barclays e Citi. Le offerte sono arrivate all’advisor Lazard all’interno del bando, procedura lanciata dalla Lega Serie A. Una proposta non vincolante, nei giorni scorsi, è arrivata anche dal fondo statunitense Oaktree. Il fondo californiano ritiene il suo progetto diverso da quelli attualmente allo studio.

Il piano prevede la trasformazione della Lega Serie A in una «data-driven company» grazie alla creazione di un database capace di profilare i tifosi italiani, analizzandone abitudini di consumo, e personalizzandone l’esperienza per generare un valore crescente nel tempo. Quanto alle cifre, è previsto un minimo garantito di 950 milioni all’anno per quindici anni con un modello di lenta decrescita del garantito a fronte di una crescita dei ricavi, stimati per 1,2 miliardi all’anno già dopo il quinto anno.

La proposta del fondo USA resta però al momento fuori dal bando, mentre verranno considerate quelle all’interno della procedura. I nomi e le offerte degli istituti finanziari verranno resi noti solo se nell’assemblea finale, a questo punto spostata dal 9 al 16 ottobre, non venissero accettate le offerte dei broadcaster.