Caso Napoli: stesse ipotesi di reato, ma differenze con la Juventus

La scorsa stagione i bianconeri, e i suoi dirigenti, furono giudicati dopo che la procura federale ha presentato nuove prove per riaprire il procedimento, cosa che i giudici di Roma dovranno ottenere ora nei confronti dei partenopei.

napoliCosa rischia il Napoli
(Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)

In casa Napoli, campione di Italia in carica, non si respira un clima sereno, complice un avvio di stagione in campionato complicato che ha già portato la squadra di Rudi Garcia a collezionare ben sette punti di ritardo sulla capolista Inter in sole cinque giornate. A tutto questo si aggiunge anche il caso relativo all’acquisto nel 2020 dell’attaccante Victor Osimhen dal Lille. Infatti, nella giornata di ieri i pm di Roma hanno iscritto nel registro degli indagati per falso in bilancio il presidente dei partenopei, Aurelio De Laurentiis.

Fra le domande che nascono dal caso Osimhen, c’è quella sui punti di contatto con la vicenda che ha penalizzato la Juventus di 10 punti. Quali i punti di contatto e i punti di distanza? La posizione del Napoli ha sì delle somiglianze, ma anche importanti differenze. Come riporta l’edizione odierna del La Gazzetta dello Sport, l’ipotesi di reato contestata a De Laurentiis è una di quelle che ha trovato la Juve, e i suoi dirigenti, colpevoli. Ma nel caso del numero uno azzurro non c’è richiesta di rinvio a giudizio, siamo ancora nel momento delle indagini. Tutto questo fa pensare a un atto dovuto da parte dei giudici di Roma, susseguente alla ricezione da Napoli di tutta la documentazione acquisita nel corso delle indagini dei pm partenopei.

Passando al punto di vista sportivo, le carte di Torino arrivate in FIGC, soprattutto le intercettazioni, hanno portato la procura federale a ottenere la riapertura dopo le iniziali assoluzioni di primo e secondo grado. Il tutto in base all’articolo 63 che disciplina i casi di possibile riapertura del processo. Proprio per ottenere questa circostanza, i pm di Roma dovranno inviare gli atti proprio alla FIGC e la procura dovrebbe riscontrare l’esistenza di nuovi fatti e chiedere alla Corte federale d’appello la riapertura.

E qui potrebbero arrivare le prime differenze fra i due casi. La giustizia sportiva ha ritenuto nel caso della Juve che ci fosse una logica di “sistema” che ha portato al tentativo di eludere le norme. Non a caso, la Juve e i suoi dirigenti sono stati condannati per «mancata lealtà». Non è stato dunque il complesso dei casi singoli di presunte plusvalenze fittizie a determinare la riapertura.

Nel caso del Napoli, l’affare sotto inchiesta è quello con il Lille che riguarda Osimhen e la valutazione dei quattro giocatori inseriti nell’operazione da parte degli azzurri (Oreste Karnezis, Claudio Manzi, Ciro Palmieri e Luigi Liguori). Un tema che era stato già affrontato (con l’assoluzione) nei processi di primo e secondo grado. Bisognerà vedere se le indagini ora a Roma arriveranno a nuove accuse tali da cambiare lo scenario e riaprire il procedimento.