Il pugno duro di Stellantis: due impiegati licenziati per "scarso rendimento"

I casi potrebbero essere in totale sei, con i sindacati che hanno già provveduto a fare ricorso al giudice del lavoro, che sarà chiamato a dirimere la questione.

stellantis

Negli uffici di Mirafiori, Torino, sono arrivate due comunicazioni di licenziamento per “scarso rendimento” che hanno portato al licenziamento in tronco di due dipendenti dal gruppo automotive Stellantis, il cui maggiore azionista è Exor, holding della famiglia Agnelli-Elkann (che controlla anche la Juventus).

Come riporta l’edizione torinese de Il Corriere della Sera, la lettera inviata a quelli che sono ora ex dipendenti recita così: «Egregio Signore, negli ultimi anni il Suo diligente impegno ha fornito una prestazione giudicata dai Suoi referenti gerarchici come “insufficiente” e “inadeguata”. Pertanto provvediamo con la presente a irrogarLe il licenziamento con preavviso».

Nelle ultime settimane sono stati aperti diversi procedimenti disciplinari nei confronti di colletti bianchi. Si parla almeno di sei, con relativa sospensione dal lavoro in attesa. Per queste situazioni il condizionale è d’obbligo, dal momento in cui due sono i casi accertati e difesi dai sindacalisti della Fiom, mentre gli altri avrebbero scelto una tutela legale.

«Sono tanti anni che seguo le imprese metalmeccaniche – afferma Edi Lazzi, segretario della Fiom Cgil -. E non ricordo un solo licenziamento, neanche nella vecchia FIAT, per una prestazione ritenuta inidonea dai superiori». In attesa di una risposta unitaria del sindacato, che dovrebbe arrivare oggi, la Fiom sostiene di aver verificato che il caso del primo licenziamento di un impiegato sarebbe del tutto immotivato. Tra l’altro il lavoratore licenziato come quello, per ora solo sospeso, non utilizzava neppure lo smart working, quindi era sempre presente. Le parti sociali temono che il «pugno duro» di Stellantis sulla produttività e sul rendimenti sia una conseguenza della difficoltà di portare a termine le «uscite volontarie» di tecnici e impiegati.

Secondo gli accordi sindacali siglati neanche un anno fa, anche se non sottoscritto da Cgil, 800 lavoratori sarebbero dovuti uscire dal perimetro di Mirafiori, tra incentivi e pre-pensionamenti. Di questi solo la metà è andata via. «La medesima contestazione fatta al dipendente licenziato è stata comminata ad altri lavoratori – continua Lazzi – a cui pensiamo seguirà identico epilogo del licenziamento. Mi sembra un’assurdità per fare pressione nei confronti dei propri dipendenti e spingerli ad aumentare a dismisura la prestazione lavorativa abbattendo per questa via i costi». Che si tratti di provvedimenti «anti-fannulloni», risposte severe a fronte di gravi «inadempienze» o «strumenti di pressione», come sostiene Fiom, lo deciderà con ogni probabilità un giudice del lavoro.

Stellantis, dal canto suo afferma, nella lettera di licenziamento, di avere prove documentali dell’«inadeguatezza» del lavoratore. «La verifica compiuta nella prima parte dell’anno corrente – scrive l’azienda – ha purtroppo confermato il permanere di una condotta inadempiente, risultando ribadita la valutazione di insufficienza della Sua prestazione, costringendo il responsabile a intervenire per sopperire alle sue gravi carenze».

I sindacati contestano anche i provvedimenti «fotocopia» per diversi tipologie e mansioni di lavoro. «In questi anni la strategia del gruppo è stata quella di incentivare i lavoratori a licenziarsi offrendogli una buona uscita in denaro pur di ridurre il personale, soprattutto quello impiegatizio – conclude Gianni Mannori responsabile Fiom per Mirafiori -. Un’azienda come Stellantis che in questi anni ha macinato notevoli profitti dovrebbe pensare ad assumere piuttosto che licenziare. Soprattutto a Torino dove per rilanciare Mirafiori si dovrebbero effettuare investimenti mirati ad assegnare maggiori produzioni. Da parte nostra tuteleremo il lavoratore in ogni sede e in ogni modo».