Orcel (Unicredit): «Il conto corrente non si remunera, bisogna investire»

«Se un cliente vuole che i suoi soldi siano remunerati deve investire i soldi spostandoli dal conto corrente», ha detto il CEO di Unicredit.

Conto corrente rendimento
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«I conti correnti sono un servizio che si usa per pagare le bollette e fare un sacco di altre cose», ma «se un cliente vuole che i suoi soldi siano remunerati deve investire i soldi spostandoli dal conto corrente». Lo ha detto il CEO di Unicredit Andrea Orcel, in merito al “dibattito” in corso in Italia sulla remunerazione dei conti correnti, che non stanno beneficiando o beneficiano in misura minima dei rialzi dei tassi.

«Ciò che conta per i clienti sono le commissione che paghi, noi le abbiamo tagliate, abbiamo tolto 250 milioni di commissioni» mentre «abbiamo aumentato la durata dei mutui» per aiutare i clienti alle prese con gli effetti della stretta monetaria, ha aggiunto il banchiere intervenendo a un incontro organizzato da BofA (Bank of America).

«Siamo molto positivi per il 2024 e siamo ancora positivi per il futuro prossimo. I costi caleranno l’anno prossimo rispetto a quest’anno», ha spiegato Orcel, dicendo di non attendersi, a differenza di quanto accaduto negli ultimi esercizi, «costi di integrazione ogni anno per i prossimi dieci anni». Inoltre, Unicredit ha ridotto «il costo del rischio tra i 22 e i 25 punti base attraverso il ciclo» rispetto a una banca che «era gestita con un costo del rischio di 50-55 punti base attraverso il ciclo, con picchi a 80 punti base».

«Se guardiamo ai ricavi, inoltre, il margine di interesse andando avanti sarà più o meno come adesso. Avremo tassi più alti più a lungo. Adesso sono al 4%, la guidance è che resteranno così nella prima metà del 2024 per cui il tasso medio per l’anno prossimo sarà uguale o migliore di quello di quest’anno» anche se il passaggio di parte dell’aumento dei tassi sui depositi riduce i margini per le banche.

«Ciò che le persone non considerano sono le commissioni. Unicredit è una banca sensibile ai tassi, è vero, ma siamo meno sensibili di molti nostri concorrenti» e «negli ultimi due anni abbiamo fatto piuttosto bene sulle commissioni. Il contesto dei tassi ha messo in secondo piano tutti gli investimenti che abbiamo fatto sulle nostre fabbriche prodotto», ha concluso.