Non solo Exor: Nasi investe nella clinica delle imprese

L’obiettivo della neonata holding, con sede a Milano, è quello di creare una piattaforma di capitale permanente che possa sostenere il percorso di rilancio delle imprese.

Nasi presidente GVS
Alessandro Nasi

Quattro figure di spicco del panorama della finanza italiana, ma conosciuti anche nel resto del Mondo, hanno fondato la holding MIT Partners con sede a Milano, dove le prime lettere stanno per Management, Investment e Turnaround. I quattro soci, tutti alla pari, sono Giorgio Bruno, ex amministratore delegato di Pirelli, Alessandro Nasi, consigliere di Exor (la holding degli Agnelli-Elkann azionista di maggioranza tra le altre di Juventus, Ferrari e Stellantis) e di altre società della galassia Agnelli, Stefano Ferraro, ex alto dirigente di Bank of America-Merrill Lynch e di Acciaierie d’Italia. A queste tre persone fisiche si aggiunge Generalfinance, società specializzata nel credito con anticipo fatture ad aziende in difficoltà e quotata in Borsa. Nasi, in particolare, non solo è nel CdA di Exor ma è anche consigliere della Giovanni Agnelli Bv, la cassaforte della famiglia, di cui è anche il rappresentante del ramo Giovanni Nasi con l’8,75% delle azioni della società di diritto olandese.

Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere-Economia, lo scopo dell’iniziativa è fornire risorse economiche e competenze industriali a imprese che necessitano di una ristrutturazione ma hanno interessanti prospettive di crescita. «Il nostro obiettivo è creare una piattaforma di capitale permanente che possa sostenere il percorso di rilancio delle imprese senza dover sottostare ai vincoli temporali di un normale fondo di investimento – spiega Bruno che sarà presidente di MIT Partners e affiancherà nella gestione l’amministratore delegato Luca Villa -. Resta ovviamente la finalità di remunerazione finanziaria, ma con questa struttura si elimina l’urgenza di dover vendere in un orizzonte temporale prefissato. Puntiamo a coinvolgere un numero limitato di altri investitori, fra i quattro e i sei, pescando prevalentemente fra family office e gruppi privati stranieri».

Alcuni dialoghi sono già stati avviati e nel giro di due mesi potrebbero arrivare le prime sottoscrizioni. Benché ancora in fase embrionale, del resto, i pilastri del progetto sono già definiti. Per i suoi investimenti MIT Partners accederà alla rete di Generalfinance che ogni anno entra in relazione con migliaia di clienti. «Sinora la nostra “clinica delle imprese” ha fornito servizi di credito alle aziende in difficoltà e spesso senza più accesso dal canale bancario – sottolinea Massimo Gianolli, amministratore delegato di Generalfinance -. Con MIT Partners aggiungiamo alla nostra offerta un’altra “terapia”: il sostegno diretto nel capitale accompagnato dall’esperienza professionale e industriale di Bruno e degli altri partner».

In attesa di concludere gli accordi con i nuovi sottoscrittori, la boutique sta selezionando possibili investimenti nel carnet di Generalfinance che offre una visione ampia del tessuto produttivo italiano: tessile, meccanica, filiera dell’auto, moda, pelletteria. «Abbiamo già fatto un lavoro di scouting con Generalfinance, individuando circa 50 aziende interessanti che potremmo aiutare ad accelerare la crescita in Italia e a all’estero – anticipa Bruno -. Dal punto di vista del settore siamo agnostici, sappiamo soltanto dove non vogliamo investire: nel comparto immobiliare».

Per il momento, l’attività di MIT Partners si concentrerà sul mercato italiano, dove, complice il balzo dei tassi d’interesse e il rallentamento economico, non mancheranno certo le opportunità di investimento. Nel medio termine, tuttavia, non sono da escludere sortite all’estero. «Oggi Generalfinance è radicata sul territorio italiano – osserva Gianolli -. Abbiamo però intrapreso un progetto di internazionalizzazione in altri Paesi europei con dinamiche di mercato simili alle nostre. MIT Partners potrebbe accompagnarci in questo percorso».