La FIFA tra ritardi e incertezze: USA preoccupati per i Mondiali 2026

L’organo di governo del calcio mondiale ha preso in mano tutta l’organizzazione del torneo, ma potrebbe già essere in ritardo: ecco perché.

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Il trofeo della Coppa del Mondo FIFA (Foto: FRANCK FIFE/AFP via Getty Images)

Nonostante manchino ancora quasi tre anni all’evento, gli Stati Uniti iniziano a fare filtrare preoccupazione per i Mondiali del 2026, che gli USA organizzeranno insieme a Messico e Canada. Lo rivela un lungo approfondimento del New York Times, che sottolinea come a partire da questa edizione del torneo, la FIFA abbia deciso di allestire internamente i preparativi per la Coppa del Mondo, una mossa che – nelle idee dell’organo di governo del calcio mondiale – avrebbe dovuto semplificare la pianificazione della manifestazione.

Ma mentre le Nazionali iniziano le varie fasi di qualificazione per il torneo, le città degli Stati Uniti stanno registrando una frustrazione crescente dal ritmo tormentato dei preparativi e delle comunicazioni della FIFA e dalla mancanza di chiarezza sui loro ruoli in quello che sarà l’evento sportivo più grande e ricco di sempre messo in scena sul suolo americano.

Le città e gli stadi non sanno ancora, ad esempio, quante partite ospiteranno, né in quali date. Le norme opache sulle sponsorizzazioni hanno impedito ai governi locali di garantire accordi per coprire i milioni di dollari di denaro pubblico che si erano impegnati a mettere sul tavolo. E i ritardi nelle assunzioni potrebbero lasciare la FIFA senza professionisti esperti in marketing e hospitality, figure necessarie per organizzare il torneo.

Un po’ di chiarezza potrebbe arrivare nelle prossime settimane, quando la FIFA rivelerà finalmente il programma completo delle partite del torneo, inclusa la città che ospiterà la finale. La FIFA ha ridotto la sua scelta a due contendenti: New York e Arlington. La FIFA prevede di fare un annuncio il mese prossimo o, al più tardi, a novembre, al fine di rispettare la scadenza autoimposta di pubblicare il programma entro l’autunno.

Assegnata a tre Stati diversi, la Coppa del Mondo 2026 è sempre stata una sfida di pianificazione monumentale. Nessun evento sportivo precedente sarà paragonabile alla sua portata: più di 100 partite, giocate in 16 città di tre Paesi nell’arco di circa un mese. L’evento ha già richiesto il coordinamento di più organi federali sia per ragioni di sicurezza che per facilitare la circolazione dei tifosi che seguono le proprie squadre oltre i confini di Stati Uniti, Messico e Canada.

Gli sforzi del governo sono guidati dal Consiglio di sicurezza nazionale, che all’inizio di quest’anno ha iniziato a coordinare riunioni che includevano anche rappresentanti della FIFA e del calcio statunitense. La Casa Bianca ha coordinato incontri simili per le Olimpiadi di Los Angeles, un evento che non avrà luogo fino al 2028. Eppure, quella pianificazione è iniziata anni prima, in parte perché le linee di comunicazione erano molto più chiare, e perché Los Angeles ha istituito un comitato organizzatore molto prima della FIFA.

La FIFA, inoltre, ha cambiato il formato del torneo a metà strada e lo ha fatto per un la seconda volta a marzo, una mossa che richiederà di ospitare 104 partite in totale, in aumento rispetto alle attuali 64. Con la FIFA responsabile dei preparativi per il 2026, il calcio statunitense si è trovato in gran parte escluso dalle decisioni importanti.

Parti delle difficoltà e della frustrazione sono inoltre legate al denaro. Assumendo il controllo totale dell’organizzazione del suo evento più grande, la FIFA ha maggiore influenza su come la Coppa del Mondo potrà essere commercializzata. Le sue proiezioni di entrate sono quasi il doppio delle cifre previste per Qatar 2022, ma le città ancora impantanate nelle trattative con la FIFA sulla loro quota di ricavi, come le sponsorizzazioni locali e i pacchetti di hospitality, temono di perdere i vantaggi commerciali.

Allo stesso tempo, anche il rapporto della FIFA con il governo degli Stati Uniti sembra essersi raffreddato. Il suo presidente, Gianni Infantino, era un assiduo visitatore della Casa Bianca durante l’amministrazione Trump. Tuttavia, il dirigente non ha ancora visitato la Casa Bianca da quando Trump ha lasciato l’incarico, e il suo rapporto con l’attuale leadership americana non è così stretto.

Infantino sperava di incontrare il Segretario di Stato Antony Blinken alla Coppa del Mondo in Qatar alla fine dell’anno scorso, ma Blinken, lì per assistere alle partite che coinvolgevano gli Stati Uniti, avrebbe rifiutato di ritagliarsi del tempo nel suo programma.