Abodi: «Troppi stranieri in Serie A: il Decreto Crescita va rivisto»

Il ministro dello Sport ha parlato in una lunga intervista, toccando anche gli argomenti stadi – con vista sugli Europei del 2032 – e giustizia sportiva.

Abodi Decreto Crescita
(Foto: Paolo Bruno/Getty Images)

Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere dello Sport, nella quale ha toccato diversi temi. Dalla necessità di riformare la giustizia sportiva, alla questione stadi, passando anche per l’organizzazione di Milano-Cortina 2026 e degli Europei del 2032.

Abodi parte però da un bilancio di questi primi mesi di Governo: «Sono iniziati con una Legge di Bilancio 2023 concentrata sul contrasto al caro energia anche nello sport, ma con il giusto spazio finanziario anche per lo sport bonus, il sostegno alle atlete in maternità, l’avviamento allo sport paralimpico, il fondo sport e periferie, i contributi dedicati all’impiantistica, il rafforzamento del fondo di garanzia per lo sport. Ricordo anche l’approvazione delle norme su giustizia sportiva e plusvalenze nel calcio. E abbiamo creato le condizioni per far ripartire i Giochi della Gioventù nelle scuole».

Nel 2026 l’Italia ospiterà Olimpiadi e Paralimpiadi invernali e fa discutere il ritardo accumulato finora sulle opere: «Siamo arrivati e la Fondazione Milano Cortina era sostanzialmente ferma da un anno. Ci siamo riorganizzati in pochi giorni garantendo copertura finanziaria di tutte le opere collegate ai Giochi, che lasceranno eredità positive. Ci sono dei ritardi, ma insieme ce la faremo».

Sulla giustizia nello sport, l’idea è che «giustizia sportiva e ordinaria devono trovare un equilibrio, e che una riforma è necessaria perché così non si può andare avanti. I club professionistici sono imprese per legge, ma pur sempre imprese sportive e le regole vanno coniugate. Ne sto parlando con il collega ministro Nordio».

Secondo Abodi, il caso Juventus insegna «che la credibilità e la reputazione dipendono dal rispetto delle regole, dalla certezza della pena, dalla cancellazione delle deroghe, dalla qualità e dalle tempistiche della giustizia sportiva. In questa fattispecie ho avvertito un sostanziale silenzio delle istituzioni sportive nello spiegare cosa stava accadendo».

Spostandosi sul calcio giocato, il ministro parla anche di un rallentamento del processo di crescita dei giovani. A tal proposito, sul Decreto Crescita spiega: «Abbiamo fatto una norma per fare rientrare i “cervelli” italiani e la usiamo per fare entrare i giocatori stranieri. E’ arrivato il momento di analizzare i numeri, di confrontarci con la Federazione e, principalmente, con la Lega Serie A per trarre le opportune conclusioni sulla sua efficacia e utilità. Così come interverremo sulla definizione del 5% dei diritti tv da destinare alla valorizzazione dei giovani».

Sugli stadi e sulla necessità di un grande evento, Abodi sostiene che «dobbiamo avere l’orizzonte della dignità, non dell’appuntamento. Ma il 2032 è oggettivamente la scadenza migliore per noi: abbiamo 9 anni di tempo. Poi resta il fatto che dobbiamo trovare un senso logico nell’affrontare il problema. Oggi succede che una parte dello Stato dica “per riqualificare gli stadi non ci sono soldi pubblici”, poi un privato cerca di farlo più o meno da solo e lo Stato dica “non si può fare” o rende l’iter amministrativo estenuante. Così l’investitore non capisce, perde fiducia e, poi, si arrende. E ci perdiamo tutti».

Da qui una possibile soluzione: «Abbiamo appena approvato un decreto per alleggerire ulteriormente l’iter amministrativo della cosiddetta “legge stadi”, ma ci vuole un patto tra Stato e privati».