Il Bayern vende 10mila magliette: ma Kane non si ripagherà così

Il grande cliché del calciomercato per i top player riguarda il merchandising: ma la realtà dei numeri e dei contratti è diversa.

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Harry Kane (Photo by Christian Kaspar-Bartke/Getty Images)

Al Bayern Monaco non basterà vendere tante magliette per ripagare l’investimento su Harry Kane. Uno dei grandi cliché del calciomercato estivo, quando si parla dei super colpi dei top team, è l’impatto del merchandising sui ricavi delle società: un peso che esiste, ma che rimane comunque molto relativo.

Secondo la Bild, ad esempio, nelle prime ore dopo l’acquisto del giocatore inglese (in una operazione secondo quanto riportato dalla stampa inglese sulla base di oltre 100 milioni di euro, con la possibilità di arrivare fino a 120 milioni grazie al raggiungimento di eventuali bonus), il Bayern Monaco ha venduto oltre 10mila magliette con sopra stampato il nome di Kane e il numero 9.

Numeri rilevanti, ma comunque poco indicativi sul totale. Basti pensare che il PSG durante l’era del trio Mbappé-Messi-Neymar è arrivata a vendere circa un milione di maglie ma considerando tutte e quattro le divise presentate in una singola stagione.

Va tuttavia sempre considerato che, comunque, i singoli club non incassano l’intera cifra pagata dal tifoso al negozio per la maglietta e l’esempio in questo caso resta il Manchester United. Il primo accordo con Adidas (firmato nel 2015 e che scadrà al termine del 2024/25, quando scatterà il nuovo accordo da 900 milioni in 10 anni) garantisce al club 75 milioni di sterline annui come ricavi, indipendentemente dal numero di maglie vendute.

Una cifra importante, con il brand tedesco che quindi ha pieno diritto di incassare i proventi della vendita delle divise. Con la possibilità, per lo United, di beneficiare del pagamento di una royalty aggiuntiva al superamento di una determinata soglia di vendita: in sostanza, superati i 75 milioni di ricavi dalle vendite dei prodotti di merchandising, Adidas dovrebbe girare al club una percentuale tra il 15 e il 20% dei proventi dalle vendite. Soglia a cui tuttavia la stessa Adidas non è mai arrivata: a dimostrazione che non bastano le magliette per ripagare un grande colpo di mercato.