Investcorp: «Inter? No comment. Calcio business incontrollabile ma ha opportunità»

Il fondo del Bahrein era stato avvicinato al club nerazzurro nei mesi scorsi.

Chi è Investcorp

«No comment». Così Nicola Ferraris, partner e managing director di Investcorp European Private Equity, ha risposto in una intervista a Milano Finanza sull’interesse da parte di Investcorp per l’Inter, emerso negli ultimi mesi. Ma il manager non ha chiuso all’ipotesi che il fondo del Bahrein, nato nel 1982 e che oggi ha circa 50 miliardi di dollari di asset in gestione e una rete che dal Bahrein si è estesa in tutto il mondo (con sedi operative a New York, Los Angeles, Londra, Abu Dhabi, Riad, Doha, Mumbai, Singapore, Tokyo, Pechino), possa investire nel calcio. Anche perché in Italia non sono mancate le operazioni, da Gucci a Dainese fino a Riva e Sec Newgate.

«L’investimento su un singolo club è complesso, perché la performance finanziaria è strettamente legata alla performance sportiva. Una qualificazione ottenuta o mancata alla Champions League comporta diversi milioni di euro di entrate in più o in meno; questo dipende sì da come si è strutturata la squadra e da come si gestisce l’azienda, ma anche da una discreta dose di fortuna», le parole di Ferraris a Milano Finanza.

«Lo sport è un business in cui ci sono altri fattori non pienamente controllabili. Ciò detto, club storici con un brand globale e, soprattutto, in un mercato globale in crescita creano potenzialmente maggiori opportunità. Fermo restando l’alto rischio che comporta rispetto ad altri investimenti».

«Che lavoro si potrebbe portare avanti su un club? È un lavoro a 360 gradi che parte dalla composizione della squadra, al portafoglio calciatori e al calciomercato e arriva fino alla brand sponsorship, alla creazione di un marchio globale, alla possibilità di monetizzare la fanbase in Asia, Middle East, Sud America».

Tra gli altri investimenti, quello più recente è in Sec Newgate: «L’investimento in Sec ricade in quel filone che si concentra sul b2b people businesses, su cui Investcorp ha puntato molto negli ultimi anni. Il cosiddetto high value human capital è un settore molto interessante, che si sta spostando sempre più nel mondo dei servizi, con una domanda in forte crescita. Il deal è tutto capitale primario, nessuno ha venduto, c’è stato un rollover di tutti gli azionisti con un aumento di capitale per accelerare la crescita inorganica».

«Come stanno le aziende italiane? Prendo il nostro portafoglio come esempio per il mercato generale ed è in grande salute. A livello di outlook, che sia Italia, Europa o mondo, lo scenario è complicato e questo porta maggior scrutinio sul futuro. Possiamo affermare che non c’è l’ottimismo esploso subito dopo il post-Covid. Gli investimenti però ci sono: il b2b cresce e anche le attività consumer tengono, nonostante l’inflazione. Almeno fino adesso. Con un ottica di sana attenzione sul futuro, direi che le aziende italiane versano in uno stato positivo. Vediamo opportunità di investimento nei settori che battiamo di più da qualche anno, quindi il b2b, i servizi, il tech, l’healthcare (anche se non in Italia), mentre abbiamo maggior cautela sul consumer», ha concluso.