La nomina dei nuovi vertici della società Sport e Salute, con Marco Mezzaroma presidente e Diego Nepi Molineris amministratore delegato. Decisione presa dal ministro per lo Sport Giovanni Abodi con l’appoggio del governo che non riguarda solo i vertici, ma l’intero Consiglio di Amministrazione.
Proprio l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è stato preso di mira da Mauro Berruto, ex ct della Nazionale di pallavolo e ora deputato del PD, nonché responsabile Sport per il proprio partito: «Lo Sport? Un fatto di famiglia – ha dichiarato Berruto -. Questo deve aver pensato la maggioranza di destra che in queste ultime ore si è impegnata con solerzia in una serie di allucinanti decisioni: prima elimina, con un emendamento di Forza Italia al decreto Pa2, il vincolo dei tre mandati per i presidenti di Federazioni sportive (chiedere informazioni a Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera e presidente, attualmente sospeso, della Federnuoto dal 2000); poi vuole posizionare nel CdA di Sport e Salute il leghista Fabio Caiazzo, su indicazione del ministro Valditara, che in curriculum ha una radiazione dall’ente di promozione sportiva (peraltro di area politica affine) Asi; ma soprattutto indica come presidente di Sport e Salute l’imprenditore romano Marco Mezzaroma, cognato di Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e numero uno della Lazio, con cui ha anche diviso l’esperienza a capo della Salernitana».
«Insomma, se l’operazione resterà tale – continua Berruto -, sarà Mezzaroma ad affittare lo Stadio Olimpico a suo cognato. Noi diciamo a governo e maggioranza: fermatevi! Prendetevi un po’ di tempo per pensarci meglio. Nessun giudizio sulla persona di Marco Mezzaroma, ma avete almeno una lontana idea di cosa sia il conflitto d’interessi? Soprattutto non pensiate che tutto ciò passi inosservato, complice la canicola di Ferragosto. Ci penseremo noi a denunciare questo metodo vergognoso, dentro e fuori dal Parlamento. E chiederemo che riferiscano in Commissione sia il ministro dello Sport che lo stesso Mezzaroma. Capiamo che questa sia l’era dei cognati, Lollobrigida docet, ma ci auguriamo che tra le stesse fila della maggioranza sopravviva un minimo sindacale di dignità».