Durante le lunghe discussioni con la Commissione Europea e il Governo, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottoposto anche la questione canone Rai, come comunicato da lui stesso durante l’audizione in commissione di Vigilanza andata in scena questa mattina.
«Si sono svolte diverse interlocuzioni con la Commissione Europea al fine di verificare se l’eliminazione del pagamento del canone Rai rientrasse nella realizzazione dell’obiettivo del PNRR – ha dichiarato il ministro Giorgetti -, in particolare della terza rata che prevede proprio la progressiva rimozione dell’obbligo per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore dell’energia. Tali interlocuzioni hanno portato a ritenere che tali oneri potessero permanere in bolletta e nella legge di bilancio 2023, seppure si tratti di una presunzione di carattere tecnico, è stato previsto un meccanismo di progressiva eliminazione degli altri oneri impropri, come quelli relativi alla denuclearizzazione non più presenti in bolletta da quest’anno».
«Nonostante gli esiti di tali interlocuzioni e gli effetti in termini di riduzione del tax gap che l’introduzione del canone in bolletta ha determinato è, comunque, necessario interrogarsi su nuovi possibili modelli di finanziamento del servizio pubblico – ha aggiunto Giorgetti – anche guardando all’esperienza degli altri Paesi. Nel medio periodo va aperta una riflessione sul pagamento del canone, attualmente legato al presunto possesso di un apparecchio televisivo. Ma le nuove modalità di sviluppo e di fruizione, come dimostra RaiPlay, consentono di fruire dei contenuti Rai usando vari device. Qualora il presupposto diventasse il possesso di un’utenza telefonica mobile, si avrebbe un aumento della platea e quindi una riduzione del costo pro capite del canone. Oggi sono 21 milioni i cittadini che lo pagano, mentre le utenze telefoniche attiva sono 107 milioni».
«Questo meccanismo comporterebbe però problemi di applicazione, relativi al calcolo di utenze per nucleo familiare: andrebbe individuato un tetto massimo per evitare il pagamento di una somma più elevata. Prendendo come orizzonte il rinnovo della concessione (in scadenza nel 20o7, ndr), si potrebbero individuare altri meccanismi. In ogni caso – ha concluso Giorgetti – ogni ipotesi di revisione deve prendere le mosse da una chiara definizione degli oneri del servizio pubblico, dalla garanzia della sostenibilità degli investimenti, da un’attenta revisione delle dinamiche di spesa dell’azienda».