L’esito della partita per i diritti tv della Serie A a partire dalla stagione 2024/25 è tutt’altro che scontato e presenta molti aspetti da considerare.
La trattativa tra l’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, e il comitato eletto per broadcaster è entrata nel vivo e non si escludono aggiornamenti già nelle prime battute della prossima settimana; tuttavia i cortocircuiti d’interesse tra quelle figure che ricoprono il doppio ruolo di proprietari di club e membri del comitato potrebbe destare non pochi colpi di scena nella narrativa di questo racconto.
Serie A mal di sponsor e diritti tv: le ambizioni della Lega
Quel che è lecito supporre è che l’obiettivo economico fissato dalla Lega Serie A, sia per singola stagione che per il ciclo nel suo complesso, pare difficilmente raggiungibile.
E non è un tema che le possibili combinazioni di pacchetto così come la spartizione di match tra i vari player del broadcasting possano risolvere.
Il punto è proprio nell’appeal del nostro massimo campionato, anche considerando che il ciclo dovrebbe spalmarsi su cinque stagioni e che per mantenere un trend positivo in termini di incassi dovrebbe instaurarsi una sorta di meccanismo crescente.
Ma al di là dei tecnicismi viene da chiedersi se il valore del nostro campionato sia in grado di crescere nei prossimi cinque anni.
Senza aprire una parentesi di calcio nostalgia, è evidente che la Serie A non è più quella degli anni ’90 e dei primi duemila: i campioni non strattonano più per la giacchetta i loro procuratori per portarli in un club del nostro Paese ma anzi, si assiste più a un esodo.
Serie A mal di sponsor e diritti tv: dai calciatori ai brand
Nelle prime settimane di apertura del mercato, nella sua sessione estiva, si è già dovuto dire addio a Sandro Tonali, ma anche a Marcelo Brozovic, che potrebbero essere seguiti a breve da Milinkovic Savic, Onana, Pogba in un elenco che potrebbe allungarsi notevolmente.
Certo, sono subentrati altri giocatori che potrebbero controbilanciare lo spettacolo sportivo ma, quel che è evidente è che la Serie A non sia il place to be per i top player mondiali.
Una tendenza che si riversa inevitabilmente anche sui grandi nomi degli sponsor, spiccatamente sportivi e non, che non scalpitano per mettere i propri brand sulle maglie della Serie A.
Nel Football Affairs di questa settimana il direttore Luciano Mondellini analizza il doppio tema della corsa sui diritti tv e dell’appeal del nostro campionato, in un appuntamento che studia a fondo le dinamiche potenziali del movimento calcistico italiano.