Dell’Utri: «I 30 milioni da Berlusconi? La mia vita non cambierà»

«Quando il notaio Roveda mi ha chiamato alle sette del mattino e mi ha detto “Berlusconi le ha lasciato 30 milioni”, mi sono messo a piangere».

Berlusconi soldi Dell'Utri
(Foto: Samantha Zucchi / Insidefoto)

«Quando il notaio Roveda mi ha chiamato alle sette del mattino e mi ha detto “Berlusconi le ha lasciato 30 milioni”, mi sono messo a piangere». Esordisce così Marcello Dell’Utri in un’intervista a Il Giornale, durante la quale prova a ripercorrere i cinquant’anni e più trascorsi accanto a Silvio Berlusconi.

Appena conosciuto, Dell’Utri racconta che Berlusconi lo «invita a cena a casa sua, in viale Zara, dove abitava, e mi fa conoscere tutta la famiglia: il padre, la madre, Paolo e la sorella Maria Antonietta. Mi sono trovato benissimo e siamo diventati amici. Poi abbiamo anche messo su una squadra di calcio per ragazzi di 14-16 anni: lui naturalmente era il presidente, io l’allenatore, Paolo, suo fratello, il centravanti».

Dell’Utri ricorda il momento più importante: «Per me senz’altro quando nel 1981 mi ha chiamato e mi ha messo alla testa di Publitalia, la macchina per la raccolta pubblicitaria delle sue tv. Quella è stata un’opportunità decisiva che mi ha regalato». Sulla sua condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri dice: «Mi hanno massacrato, ma si sono inventati tutto. La verità è che cercavamo ad Arcore qualcuno che avesse dimestichezza con i cavalli e non lo trovavamo. A un certo punto, mi viene in mente Mangano che per quanto mi riguarda non era un mafioso ma quel che serviva al caso nostro. L’ho chiamato a Palermo e gli ho chiesto se in Sicilia c’era qualcuno che avesse familiarità con i cavalli, in grado di venire a Milano e seguire la scuderia».

«“Se è Berlusconi, mi ha risposto, vengo io”. Era il giugno 1974 e Mangano ha portato ad Arcore tutta la famiglia. Dopo sei mesi, a dicembre, se n’è andato. Anche se poi ho letto cose incredibili: per qualche giornale è rimasto da noi due anni. Tutte panzane». E ancora: «Io dieci anni fa ho fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e spero che presto, prestissimo, Strasburgo annulli questo verdetto e la pena che peraltro ho finito di scontare».

Sulle voci secondo le quali Berlusconi avrebbe comprato con quei 30 milioni il suo silenzio, Dell’Utri risponde: «Io non mi aspettavo niente di niente. E non c’era niente da nascondere». Secondo l’ex senatore, Forza Italia sopravviverà alla morte del suo fondatore: «Si, credo di si. È quello di cui Berlusconi si è occupato negli ultimi giorni della sua vita, anche se nessuno pensava ad una fine imminente, e io immaginavo che sarebbe stato lui a declamare il mio elogio funebre».

 

Su cosa farà con i 30 milioni donati, Dell’Utri conclude: «È presto per pensarci. Qualcosa andrà sicuramente alla biblioteca che sta nascendo su mio impulso nella Valle dei Templi ad Agrigento. Sarà la biblioteca più importante di testi pubblicati in Sicilia e libri sulla Sicilia. Come spenderò i soldi? Prima li devo vedere, ma la mia vita ormai è questa e non cambierà. Aspettiamo, quando sarà il momento ci penserò».