Traverso (UEFA): «Stop spese pazze: nel nuovo FPF un tetto uguale per tutti i club»

Il direttore della Sostenibilità Finanziaria del massimo organo del calcio europeo spiega i nuovi parametri, che saranno applicate sui conti di tutte lo società di gennaio-dicembre 2023.

andrea traverso
Andrea Traverso (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

La UEFA è pronta a vedere i primi risultati delle nuove regolamentazione del Fair Play Finanziario, entrate in vigore da quest’anno che daranno un quadro della situazione a ottobre. Un periodo di cambiamenti per il massimo organo del calcio europeo che si appresta, inoltre, a veder partire dal 2024 la nuova Champions League: più ricca, con più partite e, si spera, molto più interessante, rispetto all’attuale, che andrà in “pensione” dopo questa stagione.

Tornando al Fair Play Finanziario, uno degli ideatori dei nuovi paletti è l’italiano Andrea Traverso, direttore della Sostenibilità Finanziaria. «Non tutti l’hanno capito, ma il nuovo regolamento è molto più rigoroso – ha iniziato Traverso nella lunga intervista concessa al La Gazzetta dello Sport -. Con attenzione particolare a debiti e costi. Non concede più scappatoie, ha controlli più attuali su debiti, deficit, spese, plusvalenze, prestiti, ammortamenti e, presto, forse, introdurrà un limite assoluto alle spese. Lo hanno chiesto leghe, federazioni, giocatori e club per far fronte alle spese pazze».

L’obiettivo, mai ufficializzato pubblicamente, è quello di ridurre il gap interno all’Europa, che sta vedendo la maggior parte delle società della Premier League, e non solo le cosiddette Big Six, avere un potere economico di molto superiore rispetto agli altri club europei, con quelli italiani che non possono assolutamente competere. Una conferma indiretta la dà lo stesso Traverso, non citando mai la Premier e analizzando il momento del mercato internazionale con una assoluta protagonista che è la Arabia Saudita: «Non credo che l’Arabia sia un problema. Non oggi almeno. Preoccupano di più la polarizzazione e la concentrazione di risorse in paesi che dominano il mercato e attraggono i miglior talenti».

Ovviamente, il nuovo Fair Play Finanziario sarà applicato a tutte le società, e non solo alle inglesi, con le italiane che dovranno essere pronte a rispettare le regole e come ammesso da Traverso saranno «quelle che devono stare più attente, ma quest’anno c’è stata una presa di coscienza. Lo scudetto l’ha vinto il Napoli dalla gestione esemplare. Alcune (Milan, ndr) hanno intrapreso con ottimi risultati un cammino virtuoso. Altre (Juve e Inter, ndr) sono un po’ in ritardo, ma hanno cominciato il risanamento controllando i costi. La Roma ha detto che forse sforerà alcuni parametri del settlement e pagherà una multa invece di vendere. I controlli saranno a ottobre». Sul caso Juve: «L’inchiesta è in corso. In caso di sanzioni, probabile che il settlement sia rivisto o interrotto».

La regola sulle plusvalenze: «In Italia pesano di più, il 20% del fatturato contro l’11 in Premier, il 7 in Spagna, il 6 in Germania. Intendiamoci: non hanno niente di sbagliato se sono vere e non artificiali, solo per gonfiare i bilanci. Scritture contabili che non generano soldi e spostano il problema nel tempo. Richiedono ammortamenti più alti che richiedono plusvalenze e via così… La palla di neve che diventa valanga».

I parametri del nuovo Fair Play Finanziario: «Il deficit non può superare i 60 milioni. Le spese per stipendi, agenti e mercato non possono andare oltre il 70% del fatturato (un salary cap globale, ndr ). Si arriverà a regime per gradi: 90% nel ‘23, 80%nel ‘24 e 70% nel ‘25. I debiti si pagano in 90 giorni. In più, se il capitale diventa negativo, va recuperato del 10% all’anno. I settlement di Milan, Juve, Inter e Roma riguardano solo il deficit: se non fossero in regola con debiti o costi, sarebbero sottoposti a nuova procedura».

La grande liquidità proveniente dall’Arabia saudita quindi è un aiuto, più che un problema: «Dal punto di vista del Fair Play portano liquidità e aiutano i club con soldi veri, a patto di non darli a un solo mercato o a una sola squadra che sarebbe sospetto. Alle loro cifre non c’è neanche un problema di inflazione per l’Europa: se offrissero 10 milioni invece di 7, spingerebbero in alto gli stipendi, ma offrono 30 e nessuno può seguirli».

Ed ecco il “problema” Premier League: «La concentrazione e la polarizzazione possono diventare un problema per la competitività, spingono altri a rischiare di più, e il modello alla lunga non è più sostenibile. Tutti gli stakeholder pensano che qualcosa vada fatto. Un gruppo di lavoro sta studiando un progetto, anche la UE è coinvolta. L’idea è fissare dal 2025-26 un tetto massimo di spesa assoluto per squadra (tra stipendi, trasferimenti e agenti) che andrebbe ad affiancare la regola del 70%. Tra i 400 e i 500 milioni, tenendo conto del fisco diverso tra i paesi. Sarà un freno alle spese pazze, una redistribuzione dei giocatori».

Gli effetti che porterà questo cambio di paradigma: «Con la nuova norma rigorosa, ispirata a una decisione della Borsa portoghese e alle indicazioni della Consob, non c’è più plusvalenza nel semplice scambio: se fai un “baratto”, iscrivi il nuovo giocatore allo stesso valore di bilancio di quello ceduto. I revisori sono più responsabilizzati: per giustificare un’eventuale plusvalenza, dovrebbero dimostrare un valore diverso. Ma oggi non esistono basi scientifiche per farlo. Se invece c’è uno scambio con saldo in denaro, la plusvalenza è proprio il denaro».

Questione ammortamenti, che è direttamente connessa alla durata dei contratti: «Saranno al massimo quinquennali. Se un club vuole farli in dieci, perché la legge nazionale lo permette, dovrà preparare un altro bilancio per l’UEFA. Ma non si può intervenire sul passato». Sui prestiti: «Se un giocatore è prestato a un valore inferiore rispetto a quello di bilancio (diciamo 7 milioni contro 15 di ammortamento), il club dovrà valutare se fare una svalutazione. Così evitiamo prestiti di comodo tra società dello stesso gruppo. Fatti salvi, però, casi tipo uno reduce da un infortunio e prestato per recuperare».

Il nuovo Fair Play è già in vigore, ma i primi bilanci si faranno a ottobre: «In quel periodo inizieremo con la prima verifica del periodo gennaio-dicembre 2023. Avremo dati ufficiali fino a giugno e una stima credibile del secondo semestre. Se c’è violazione, tra gennaio e marzo ’24 arriveranno le multe». Già definite le modalità di sanzione: «Ci sono quelle economiche, per le spese che sono legate a una griglia progressiva, dal 10 al 100% dello scostamento. Poco spazio a discrezionalità dei giudici e quindi a polemiche. Se la violazione è grave, si aggiungono quelle sportive, da valutare di caso in caso. E attenzione: ci sono tre parametri da rispettare, potrebbero esserci tre sanzioni per deficit, debiti e spese».