Non solo Fininvest: dalle ville alle barche, come è stato diviso il patrimonio di Berlusconi tra i figli

Il testamento dell’ex premier dirimeva la questione Fininvest, ma nel patrimonio del fondatore di Forza Italia si contavano numerose ville, opere d’arte, barche, conti correnti e investimenti.

I cinque figli di Silvio Berlusconi: da sinistra Eleonora, Barbara, Luigi, Marina e Pier Silvio (Photo by PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images)

Il testamento di Silvio Berlusconi è stato reso pubblico solamente per la parte che riguarda il controllo di Fininvest, la cui maggioranza è in mano alla pari a Marina e Pier Silvio, e per le donazioni private fatte dall’ex premier al fratello Paolo e all’ultima compagna Marta Fascina (100 milioni di euro a testa) e all’amico ed ex senatore Marcello Dell’Utri (30 milioni).

Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, il patrimonio di Berlusconi di certo non finiva con Fininvest. Il fondatore di Forza Italia aveva in dote numerose ville, barche, 116 garage a Milano 2, per non parlare dei conti in banca e degli investimenti. Tutto questo porta l’eredità di Berlusconi a circa 4 miliardi.

Se per Fininvest le quote di divisione fra i figli sono note, 60% diviso fra Marina e Pier Silvio e il 40% fra Barbara, Eleonora e Luigi. I 4 miliardi arrivano dal 61%, quota che aveva in mano Berlusconi, di Fininvest per un valore di 2,7 miliardi. Nel conto entrano anche le ville iconiche di San Martino ad Arcore e Certosa in Sardegna. Di quest’ultima esiste anche un perizia recente che la valuta 259 milioni anche se in passato erano circolate voci di offerte fino a 450 milioni. E non ci sono smentite che potrebbe essere messa sul mercato. Quasi impossibile, invece, lo stesso destino per Arcore, visto che nella proprietà c’è il mausoleo che ospita le ceneri di Berlusconi, dei suoi genitori e della sorella Maria Antonietta.

Il problema di come dividere tra i fratelli queste lussuose proprietà (ma anche i box auto a Milano 2, Villa La Lampara a Cannes, terreni per 15 milioni in Brianza eec.) non esiste per un semplice motivo: fanno capo a una holding immobiliare, la Dolcedrago, che verrà semplicemente ripartita nelle proporzioni ereditarie: circa 30% ciascuno Marina e Pier Silvio, 13,3% ciascuno Barbara, Eleonora e Luigi. Questo semplifica la gestione finanziaria e permette di condividere onori e oneri. Per la frequentazione delle residenze, invece, si metteranno d’accordo senza contare le azioni.

Fuori dalle gabbie societarie restano quattro immobili di cui l’ex proprietario di Milan e Monza aveva la proprietà personale. Il primo è quello Milano-San Gimignano. Il secondo è il villino “Due Palme” di Lampedusa. Il terzo era uno dei rifugi preferiti da Berlusconi fuori dalla Brianza: Villa Campari sul Lago Maggiore. Infine, il quarto: due stanze a Trieste lasciate in eredità da un eccentrico artista triestino. Il totale immobili, secondo alcune stime, varrebbe a 600-700 milioni.

Il capitolo più complesso riguarda la ripartizione di tutti quei beni per i quali sarà necessario un inventario, come mobili, opere d’arte, arredi ecc. Sulle imbarcazioni ci sarebbe già una tacito accordo di utilizzo tra i fratelli. Ma come tutte le questioni di eredità che si rispettino, anche quella legata a Berlusconi ha i suoi misteri, che forse rimarranno tali per sempre. Infatti non ci sono prove certe dell’esistenza di un hangar da 24 mila metri quadrati che potrebbe contenere, se fosse realmente fra i lasciti di Berlusconi, molti altri oggetti di valori, come per esempio opere d’arte, che dovranno essere divisi fra i cinque figli.