Ima cresce anche senza ricorrere al mercato finanziario. Lo dimostra il bilancio 2022 dell’azienda della famiglia Vacchi (leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari). Alberto Vacchi oltre a esserne presidente e AD ne è anche il primo azionista dopo Bc Partners col 14,3% in capo alla sua holding Alva.
Ima si trova al suo secondo anno di uscita dalla Borsa. Il delisting – ricorda Repubblica – Affari&Finanza – fu conseguenza dell’accordo raggiunto da Vacchi con Bc Partners, entrato in precedenza nel capitale della cassaforte Sofima dove ci sono i diversi rami della famiglia Vacchi, compreso Gianluca, cugino di Alberto e diventato celebre come vj e per le sue performance sui social network.
L’Opa costò 746 milioni e fu giustificata con la possibilità di poter varare rapidamente una grande acquisizione, che però finora non c’è stata. I numeri di Ima indicano nel consolidato una forte crescita dei ricavi rispetto al 2021 da 1,68 a 1,99 miliardi, con la parte del leone nel settore pharma (885 milioni), seguito dal consumer (820) e automation (284). Anno su anno, il risultato prima di interessi e tasse è migliorato da 154 a 184 milioni e l’utile quasi raddoppiato, da 56 a 108 milioni.
Nell’ultima assemblea di bilancio gli azionisti hanno deciso ancora una volta di accantonare l’intero utile ordinario segnato lo scorso anno, pari a 71 milioni, seguendo la policy di reinvestire i profitti e non remunerare i soci. La catena di controllo vede a monte di Ima la subholding Sofima Pik, il cui intero capitale è in pegno agli obbligazionisti finanziatori dell’Opa, a sua volta detenuta da Sofima, che per il 55% fa capo alla famiglia Vacchi (Alberto, Gianluca, Anna Maria, Paola ed eredi) e per il 44,7% a Bc Partners, con quote equivalenti per ciò che riguarda i diritti di voto.