Vladimir Putin sta studiando un piano per nazionalizzare gli asset delle compagnie occidentali presenti in Russia ritenute ostili per via dei comportamenti tenuti dai paesi di origine dopo l’invasione della Ucraina. Il Cremlino sarebbe al lavoro ormai da settimane per l’elaborazione di questo strumento legislativo.
Come riporta il quotidiano britannico Financial Times, questa mossa renderebbe complicato, se non quasi impossibile, la fuoriuscita di altre aziende dalla Russia. Una nazionalizzazione degli asset, rientrerebbe nel piano di Putin di un metodo “del bastone e della carota” con la finalità di punire quei paesi occidentali che hanno congelato i beni russi nei propri paesi e premiando quelli che rispettano le regole del Cremlino.
Il provvedimento permetterà alla Russia un diritto prioritario per acquisire gli asset occidentali con uno sconto significativ” e con la possibilità di rivenderli realizzando un successivo profitto. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato al Financial Times che gli investitori e le compagnie occidentali sono «più che benvenuti» ma ha aggiunto che alcune hanno smesso di pagare i salari o hanno deciso di lasciare il paese. In questo caso, «se un’azienda non adempie ai suoi obblighi, allora naturalmente finisce nella categoria delle imprese cattive. Le salutiamo, e quel che facciamo con i loro asset dopo di questo è affar nostro».