Il Napoli sta per giocare la sua ultima partita del campionato di Serie A 22/23 e poi quando tornerà avrà sulla maglia lo Scudetto conquistato quest’anno sotto la guida di Luciano Spalletti, sempre più vicino all’addio, ai gol di Osimhen e Kvaratskhelia, alle scelte di mercato del ds Giuntoli, anche lui possibile partente in direzione Juventus, e alla gestione vincente del presidente Aurelio De Laurentis.
Il numero uno dei partenopei, ospite alla trasmissione Rai “Che Tempo Che Fa“, ha parlato del futuro della società azzurra, specialmente del discorso stadio: «Abbiamo dedicato l’impianto di Napoli a Maradona perché è unico e irripetibile e quando il Comune ci darà la concessione faremo un museo bellissimo dedicato a Diego e al Napoli. Se il Comune non ce lo dà per 99 anni, faccio lo stadio a Caserta e vediamo se saranno contenti i napoletani».
Nelle scorse settimane si registrava un clima abbastanza disteso fra la società partenopea e il Comune. Si lavora, infatti, per trovare un accordo su importanti interventi di ristrutturazione dello stadio Maradona, fra cui la rimozione della pista di atletica che avrebbe portato le tribune molto più vicine al campo rispetto a quanto lo siano adesso. A questo si andrebbe ad aggiungere un aumento della capienza dell’impianto che oggi conta 54.000 posti a sedere.
Tutte le opere che il presidente De Laurentiis e il sindaco Gaetano Manfredi avevano programmato, con il numero uno del Napoli pronto a rispolverare i vecchi progetti, sarebbero stati garantiti dai fondi che il CONI metterebbe in campo se l’Italia si aggiudicasse l’organizzazione degli Europei di calcio del 2032 con il Maradona che sarebbe uno degli impianti scelti per accogliere le partite della competizione. Ma da quanto filtrava, Manfredi e De Laurentiis si sarebbero occupati dello stadio anche senza i fondi governativi, con l’obiettivo di «avere un Maradona più accogliente e più adatto ai bisogni del calcio contemporaneo e aperto tutta la settimana come avviene in altre grandi capitali. Il Maradona è un grande attrattore», così il primo cittadino napoletano dichiarava qualche settimana fa.
E ancora: «Io non voglio rivoluzionare il calcio, ma vorrei recuperare i giovanissimi che si stanno rincretinendo con gli smartphone e con le piattaforme. Non hanno la pazienza di seguire il calcio, cosa che si tramuta in una non passione. Vorrei parlare col ministro dell’Istruzione e insegnare nelle scuole per farli diventare allenatori, facendo guardare loro Argentina-Francia. Ancora abbiamo l’intervallo di 15 minuti, è una follia. Non deve esserci intervallo, abbiamo 27 giocatori per fare i 90 minuti».
E sui temi economici: «Bisogna essere competitivi tenendo i conti in ordine. Poi ci sono le istituzioni calcistiche che dovrebbero fare tabula rasa e ripartire da zero con regole precise. Non ci sono pari forze, ci sono dei campionati non equilibrati. I kart mica gareggiano con la formula 3… I piloti dal karting poi arrivano alla Formula Uno. I campionati dovrebbero essere divisi per tipologie di città. Non si può giocare con una città di 3 milioni di abitanti contro una di trentamila. Poi non la vede nessuno e gli sponsor non partecipano. È un problema che non è stato affrontato».