«Mi auguro che la UEFA premi una Nazione che ha bisogno di fare come l’Italia e non chi ha già fatto. Il nostro Paese in passato ha già dimostrato, come con Expo, di saper lavorare bene quando c’è una scadenza. Se tutto andrà bene avremo nove anni per rispettare gli impegni». Così il ministro per lo Sport e Giovani, Andrea Abodi, intervenendo da remoto all’evento “Salute Direzione Nord” sulla candidatura dell’Italia come Paese ospitante dei campionati europei di calcio del 2032
Parlando di giustizia sportiva «quando il reato contestato riguarda stagioni sportive precedenti, a me piacerebbe che quella corrente proseguisse il suo iter e che i procedimenti sportivi arrivassero tra la fine della competizione e l’inizio di quella successiva. Non sempre succede». Quando «uno o più club incorrono in un procedimento» bisogna tener conto «che ce ne sono tanti altri che devono continuare la competizione con delle certezze, il primo tema è il rispetto della competizione e chi sbaglia paga».
«Alcuni colleghi pensano che lo stadio sia solo relativo ai club e ai privati» mentre «io credo che la collaborazione pubblico-privato faccia la differenza. Ci vogliono indirizzo e supporto dalla parte pubblica» perché «quando i privati cercano di fare gli stadi trovano ostacoli al loro percorso. Il pubblico deve mettere in condizione il privato anche con regole urbanistiche», ha aggiunto Abodi sulla questione delle costruzione degli stadi in Italia.
«Lo stadio non deve essere uno strumento di speculazione ma un elemento che migliora l’economia e la socialità di una città limitiamo lo stadio ai 90 minuti delle partite, ma la nostra idea di stadio è quotidiana», un impianto «che possa ospitare altri spettacoli e intrattenimento. Deve essere un oggetto infrastrutturale collegato anche alla logica della rigenerazione urbana», ha spiegato.
Poi una battuta anche su sport e scuola: «Se facciamo una fotografia della presenza dello sport a scuola, c’è molto spazio da conquistare. Ciò che mi preoccupa è il dato tendenziale: la cultura sportiva a scuola è sostanzialmente assente, mentre ritengo che la cultura sportiva debba precedere anche la pratica sportiva».