Rendimento e guadagni: ecco perché i fondi puntano sullo sport

Perché i fondi di private equity sono così interessati a entrare nel mondo dello sport? Lo studio di Dbrs Mornigstar rivela come l’acquisto di club, che operano nel calcio o…

Milan Tolosa UEFA
Gerry Cardinale, proprietario del fondo RedBird (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Perché i fondi di private equity sono così interessati a entrare nel mondo dello sport? Lo studio di Dbrs Mornigstar rivela come l’acquisto di club, che operano nel calcio o nel basket, senza dimenticare gli sport americani, vengono percepiti come una possibilità di diversificare i propri investimenti con un asset a rendimento stabile e con entrate di tutto rispetto.

Poco importa, al contrario, che i club quotati in Borsa abbiano titoli molto volatili. «Questa dinamica porta benefici a tutto il mondo dello sport perché fornisce liquidità aggiuntiva, con un potenziale incremento dell’efficienza operativa e dei rendimenti, aumentandone le valutazioni», spiegano Michael Goldberg e Akex Sterling, analisti di Dbrs Morningstar.

I fondi di private equity sono diventati dei grossi investitori nel mondo dello sport dal 2019, anno che coincide con l’allentamento delle regole di varie leghe e diversi sport che non prevedano una governance di un club in mano a più persone, concetto alla base dei fondi di investimento. «Da allora le società di private equity – prosegue lo studio – hanno colto questa opportunità per implementare livelli record di raccolta perché le proprietà sportive hanno rendimenti storicamente forti e vantaggi di diversificazione, nonostante la mancanza di poteri o rappresentanza nel consiglio di amministrazione e potenziali difficoltà con l’uscita dall’investimento».

A trarne vantaggio non è solo il club o la franchigia che viene prelevata da un fondo, ma è tutto il movimento all’interno del paese che subisce una spinta verso l’alto per 3 diversi fattori di cui si fa riferimento nello studio: fonte di liquidità per il franchising sportivo, oltre al flusso di cassa interno; portare competenze in specifiche aree che possono aumentare i ricavi e di conseguenza i rendimenti e, infine, l’abilità dei fondi di investire in business sportivi.

Nel calcio europeo, afferma lo studio, le regole del private equity sono generalmente meno restrittive e gli investimenti hanno preso molte forme, tra cui il controllo di un intero club come ad esempio la partecipazione dell’85% da parte di RedBird Capital Partners del Tolosa e l’acquisizione da 1,2 miliardi del Milan, passato di mano da un altro fondo come Elliott a quello, sempre statunitense, gestito da Gerry Cardinale. E anche partecipazioni di minoranza, come il 18% di Silver Lake nel City Football Group, che possiede il Manchester City, che in Italia ha anche la proprietà del Palermo, l’investimento da parte di Arctos per la maggioranza delle azioni dell’Atalanta, o la partnership di Clearlake Capital con Todd Boehly per la comproprietà del Chelsea.

Per confermare un rendimento stabili con dei guadagni importanti, lo studio cita l’esempio del fondo di private equity Dyal HomeCourt, di proprietà di Blue Owl, che ha ceduto la sua partecipazione nei Phoenix Suns, franchigia della NBA, con una valutazione di 4 miliardi di dollari nel febbraio del 2023. Quella stessa quota che nel luglio 2021 era stata acquistata per 1,55 miliardi con un rendimento del 158% in circa 18 mesi.

Senza dimenticare come i fondi di private equity che sono entrati anche nel business dei diritti TV dei campionati nazionali. Lo studio cita il fondo CVC Capital Partners che ha investito 2 miliardi di euro per acquisire l’8,25% della società che detiene i diritti audiovisivi della Liga per i prossimi 50 anni. Lo stesso CVC ha investito 1,5 miliardi di euro per il 13% per quelli della Ligue 1 francese e la Ligue 2.

In Italia, la Lega Serie A sta ancora valutando la possibilità di aprire le porte ai fondi di investimento, ma rimane un fronte che non vede ancora di buon occhio la cessione di futuri incassi in cambio di una promessa di crescita. Infatti, al momento, sembra più probabile l’accordo con delle banche che aprirebbero una linea di credito per consentire alla Lega i fondi necessari per far crescere il prodotto calcio italiano.

In conclusione i fondi sono stati protagonisti nelle attività operative di club come il Barcellona che ha ceduto il 25% dei ricavi media e TV al fondo Sixth Street, con quest’ultimo che ha chiuso un accordo da 360 milioni di euro con il Real Madrid per poter entrare nella gestione di alcuni business legati allo stadio Bernabeu, che è al centro di un progetto di riammodernamento.