Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia.
L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo sul quarto di finale di andata di Champions League Milan-Napoli.
Una serata non semplice quella di Istvan Kovacs, arbitro del quarto di finale di andata di Champions League fra Milan e Napoli a San Siro e protagonista di una direzione non certo impeccabile. L’arbitro rumeno si era distinto nella scorsa edizione per l’eccellente direzione di Manchester City-Real Madrid, in occasione della quale aveva concesso un vantaggio provvidenziale, perché pochi istanti dopo il fallo ai danni di Zinchenko c’era stato il gol di Bernardo Silva, e aveva anche fischiato dal campo, senza bisogno del VAR, un calcio di rigore.
Da quel momento Kovacs è “esploso”, arrivando fino alla direzione di Roma-Feyenoord, finale della prima edizione di Conference League. Il romeno è quindi una delle promesse dell’arbitraggio europeo, anche se occorre ricordare come il suo percorso di crescita sia stato accelerato dal piccolo problema di salute patito dal connazionale Hategan. Quest’anno Kovacs è stato designato per diverse partite di Champions, ma ha diretto anche la semifinale del Mondiale per Club in Marocco e la finalissima della Coppa delle Nazioni del Golfo, quindi partite fuori dall’ambito UEFA.
Ma quello che noto in maniera netta dalle sue prestazioni è la mancanza di empatia. Emblematico al proposito quanto detto da Di Lorenzo e Calabria: prima dell’inizio della gara, nel tunnel, Kovacs ha avvertito i calciatori di non protestare, e che al limite avrebbero potuto farlo solo i capitani. Una tecnica come questa – che il romeno aveva adottato anche in occasione di Real Sociedad-Roma – è decisamente obsoleta: il calciatore ha nel DNA la protesta, soprattutto quando è convinto che la gestione della gara da parte dell’arbitro non sia equa.
E quello che è mancato nella direzione di ieri sera è proprio l’equità disciplinare, come hanno colto i calciatori. Ciò che non ha funzionato nella direzione di Kovacs è stata soprattutto la gestione dei cartellini ondivaga e non leggibile per grandi tratti. A cominciare dal giallo non dato a Leao per aver tirato un calcio alla bandierina: incredibile non ammonirlo, considerando anche come questo sia un caso codificato dal regolamento. Lo stesso gesto d’altronde era stato sanzionato in questo modo da Pierluigi Collina in un Roma-Juventus del 2004, quando a compierlo era stato Antonio Cassano.
Ma tornando al suo tallone d’Achille, ci sono state tre ammonizioni per proteste, di cui almeno due esagerate, quelle di Di Lorenzo e Calabria; io credo che un direttore di gara di alto livello debba avere l’intelligenza emotiva, nel rispetto della terzietà di capire quali sono le proteste strumentali da sanzionare e quali no. Ieri sera in tribuna a San Siro c’era Roberto Rosetti, che forse avrebbe avuto intenzione di designare Kovacs anche per una semifinale di Champions: ora però è sicuramente tutto rimandato.
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