Agcom: «No agli aumenti automatici nei contratti telefonici»

È di più di una settimana fa le prime indicazioni da parte dei giganti della telefonia che si preparavano ad aumentare in maniera automatica tutti i loro contratti, sia…

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È di più di una settimana fa le prime indicazioni da parte dei giganti della telefonia che si preparavano ad aumentare in maniera automatica tutti i loro contratti, sia quelli da sottoscrivere sia quelli già attivi, per adattarli all’aumento dell’inflazione, senza dare la possibilità ai clienti di recedere il proprio legame in maniera gratuita, come previsto quando avviene un rincaro.

Come riporta l’edizione odierna del La Repubblica, gli operatori aveva previsto un meccanismo a “scala mobile” che partiva dal 2024 con le tariffe che di anno in anno sarebbero salite, non scese, in caso di aumento dell’inflazione. L’autorità garante delle comunicazioni, l’Agcom, ha quindi stabilito dei criteri che limitano la possibilità degli operatori di imporre gli aumenti in modo libero e massivo. Di fatto dando il proprio via libera agli aumenti, ma ponendo dei paletti entro i quali le compagnie telefoniche dovranno muoversi.

L’Agcom ha stabilito che nei contratti che non prevedevano già in origine questo automatismo, gli operatori non possono inserire gli aumenti con una semplice comunicazione all’utente, come era previsto nel piano originario delle compagnie. Questo è, infatti, un cambio di natura contrattuale e quindi può essere attuato solo dopo un’esplicita accettazione, in forma scritta, da parte dell’utente finale. Ma quest’ultimi sono liberi di rifiutare la richiesta di modifica e tenersi il vecchio contratto fino alla sua naturale scadenza.

Al contrario, gli operatori telefonici possono inserire questo aumento automatico nei contratti nuovi, quelli quindi che verranno stipulati in futuro, inserendo una clausola specifica, che non concederà al cliente la disdetta gratuita dal contratto sottoscritto. Ma anche qui l’Agcom ha inserito una tutela per i clienti: le tariffe devono cambiare solo in misura corrispondente alla variazione dell’indice annuale dei prezzi al consumo e possono anche scendere se l’inflazione sarà negativa. Quest’ultima è un’aggiunta alle intenzione delle compagnie che, come detto, non avevano previsto un calo del prezzo in caso di abbassamento dell’inflazione.

L’ultimo paletto imposto dall’Agcom è quello della massima trasparenza nei confronti dei clienti con l’operatore che deve pubblicare sul proprio sito web l’entità della variazione del canone 2 mesi prima della sua entrata in vigore e comunicarla all’utente. Il rincaro, poi, non può avvenire nei primi 12 mesi di contratto.

Tutti questi paletti imposti dall’Agcom rientrano nel nuovo regolamento in materia di contratti tra operatori e utenti finali che in questo momento è sottoposto a una procedura di consultazione pubblica ed entrerà in vigore fra 120 giorni.