Da Sky a DAZN, cosa cambia con i diritti tv su 5 anni

Prosegue il percorso della Serie A nella costruzione del proprio futuro “televisivo”. Nei giorni scorsi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha approvato «le Linee guida che disciplinano la…

Quanto costa vedere il calcio in tv in Italia
I microfoni di DAZN e Sky (Foto: Andrea Staccioli / Insidefoto)

Prosegue il percorso della Serie A nella costruzione del proprio futuro “televisivo”. Nei giorni scorsi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) ha approvato «le Linee guida che disciplinano la commercializzazione dei diritti di trasmissione del campionato di calcio della Serie A per le stagioni sportive 2024/25, 2025/26, 2026/27, 2027/2028 e 2028/2029».

Si tratta di un passaggio chiave, seppur passato un po’ in sordina, che consentirà alla massima Lega calcistica italiana di mettere in vendita i diritti tv per un arco temporale di cinque anni. Un periodo di tempo superiore al triennio al quale siamo stati abituati e che per il 2021-2024 vede DAZN come player principale e Sky come ulteriore partner della Serie A.

Nella nota ufficiale pubblicata dall’AgCom si legge infatti che «le Linee guida presentano analogo contenuto rispetto a quelle approvate con delibera 423/22/CONS e valevoli per un solo triennio, eccezione fatta per la possibile durata dei contratti». Questo significa che la Serie A non sarà costretta ad assegnare i diritti per cinque anni, ma ne avrà facoltà, accanto alla possibilità di considerare anche le offerte per il triennio 2024-2027.

Ma questa novità cosa significa per il massimo campionato italiano? Come cambia gli scenari per il futuro? Della prossima gara per i diritti farà sicuramente parte DAZN, che ha intenzione di consolidarsi come player della Serie A. In tal senso, la possibile estensione del ciclo di diritti a cinque anni gioca a favore della piattaforma di sport in streaming.

Lo ha spiegato di recente l’amministratore delegato di DAZN in Italia Stefano Azzi, che in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore ha risposto così a una domanda su un possibile duello con Sly per i diritti: «Noi siamo convinti di poter giocare le nostre carte. Tanto più che giustamente è stato portato da 3 a 5 anni il periodo di validità e questo permette di poter programmare al meglio i propri investimenti».

Programmazione, dunque. E’ questa la parola che accompagna la novità legislativa sui diritti. Un arco temporale maggiore consente infatti di ammortizzare meglio gli investimenti necessari per un broadcaster che intende consolidarsi sul mercato. Che sia dal punto di vista infrastrutturale, ma anche per questioni di “organico”, un periodo di tempo maggiore – e la garanzia di poter disporre del prodotto calcio più a lungo – agevola sicuramente eventuali offerte.

Tanto più che proprio DAZN ha chiuso il bilancio 2021 con un rosso di 2,2 miliardi di euro, principalmente a causa delle risorse investite per l’acquisto dei diritti nel mondo, e ora vuole intraprendere il percorso necessario a diventare profittevole. La stessa Veronica Diquattro – amministratore delegato per i mercati globali a DAZN – ha sottolineato di recente che i diritti tv devono essere sostenibili e che l’obiettivo del gruppo è quello di «raggiungere la redditività entro il quarto trimestre del 2023».

La portata di un investimento come quello richiesto per i diritti tv della Serie A potrebbe inoltre aver scoraggiato finora altre emittenti interessate a essere della partita. I diritti a cinque anni, in questo senso, aprono potenzialmente la strada a nuovi broadcaster che finora avevano avuto dubbi sulla redditività di un progetto che richiede molte risorse in fase di startup e che non aveva tempo a sufficienza per “ripagarsi”.

Finora non sono emerse nuove opzioni concrete. Ci sono state sicuramente indiscrezioni che hanno coinvolto diversi big dello streaming, da Apple a Paramount, passando per Amazon (che ha recentemente rinnovato i diritti per la Champions in Italia) e arrivando addirittura alla candidatura spontanea di Tivùsat. Nulla che abbia però preso piede con insistenza, tanto che a più riprese si è tornati anche a parlare del celebre “canale di Lega”. Chissà che la novità sul bando quinquennale non possa quindi essere un punto di svolta.

E Sky? La pay-tv di Comcast è probabilmente meno impattata da questa novità. Sky ha una struttura consolidata da anni sul mercato italiano e ha sempre partecipato alle aste per i diritti triennali. La sua fase di startup si è conclusa da tempo e ha mostrato di essere in grado di sopravvivere con buoni risultati anche senza essere il cuore della Serie A.

Inoltre, l’emittente annuncerà presto l’acquisizione dei diritti tv della nuova Champions in esclusiva (eccezion fatta per le partite di Amazon), alla quale destinerà risorse importanti, intorno ai 200 milioni a stagione. La Serie A potrebbe dunque non essere il suo primo pensiero, anche se c’è da stare certi che qualora ci fosse l’occasione giusta di tornare protagonista, il colosso di Comcast non se la farà sfuggire.