Stadi, in Italia il 24% è di proprietà dei club: all’estero sono l’80%

Gli stadi italiani sono mediamente vecchi, con un basso livello di manutenzione e una qualità visiva pessima. Tutto ciò incide sull’affluenza di pubblico, nettamente inferiore a quella di Paesi come…

Udinese rimborso abbonamenti

Gli stadi italiani sono mediamente vecchi, con un basso livello di manutenzione e una qualità visiva pessima. Tutto ciò incide sull’affluenza di pubblico, nettamente inferiore a quella di Paesi come Germania e Inghilterra. È quanto emerge dal volume “Lo stadio del futuro”, realizzato da Marco Casamonti e Massimiliano Giberti, su progetto dell’ad della Lega di serie A, Luigi De Siervo.

Il libro è stato presentato nel corso del convegno della Lega A “Il futuro degli stadi in Italia”, al Salone d’onore del Coni del Foro Italico, al quale hanno partecipato tra gli altri il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini. “Un dato importante che ci fa riflettere sulla nostra situazione: l’età media degli stadi è di 68 anni in Italia”, spiega l’architetto Casamonti, che ha realizzato il restyling della Dacia Arena di Udine, il nuovo stadio nazionale di Tirana e sta ultimando il Viola park della Fiorentina.

“In Germania l’età media è di 38 anni, in Inghilterra di 35. Un altro dato importante: in Italia gli stadi di proprietà dei club (o con una lunga concessione d’uso) sono il 24%, considerando le squadre di serie A e di serie B, in Germania e Inghilterra siamo oltre l’80%. Qual è la conseguenza di tutto ciò? La partecipazione del pubblico: in Italia si attesta intorno al 50% della capienza, in Germania arriva al 70%, in Inghilterra al 90%”.

“Molti stadi in Italia hanno ancora la pista di atletica leggera intorno al campo di calcio. Questo fa sì che i tifosi, soprattutto nelle curve, siano molto lontani dalle azioni di gioco, la distanza fra il pallone e il tifoso può arrivare a 180 metri e questo condiziona in maniera grave la qualità dello spettacolo visivo”.

“Segnalo -aggiunge Casamonti – un’ultima grande questione: molti stadi italiani di proprietà pubblica hanno gravi carenze nella manutenzione, il che ovviamente complica ancora di più le cose, vista l’età avanzata di molte di queste strutture”.

“La maggioranza delle squadre, ad eccezione delle 7 impegnate in Europa, utilizzano lo stadio 20 giorni l’anno, ma gli stadi sono luoghi che devono vivere
365 giorni all’anno. Lo stadio del futuro quindi è un’opportunità straordinaria per qualificare le nostre città. La copertura di uno stadio da 15mila a 20mila metri quadri può essere coperto di pannelli fotovoltaici, così lo stadio può diventare un produttore di energia. Invece oggi è un luogo che viene sotto utilizzato, ma deve essere un luogo aperto a tutti, e che vive non solo per il calcio, ma per i cittadini”, ha concluso.