Il calcio professionistico entra definitivamente nel mirino del Parlamento europeo per le forti esposizioni al rischio riciclaggio. Lo scrive Il Sole 24 Ore, spiegando che nel progetto di risoluzione legislativa dell’organismo europeo sulla prevenzione del sistema finanziario a fini di riciclaggio, finalizzato a istituire un regolamento specifico sul “money laundering”, l’emendamento 18 bis dice espressamente che le società calcistiche e gli agenti sportivi dovrebbero entrare nel novero dei soggetti obbligati all’adeguata verifica dei beneficiari effettivi e alle segnalazioni di operazioni sospette.
In particolare, la normativa sottolinea che «il calcio professionistico è […] un nuovo settore che presenta rischi elevati e le società calcistiche professionistiche di alto livello così come gli agenti sportivi del settore calcistico negli Stati membri che fanno parte dell’Unione delle Federazioni calcistiche europee dovrebbero essere considerati soggetti obbligati ai fini del presente regolamento».
In realtà già dal lontano 2009 il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale) aveva segnalato la particolare vulnerabilità del settore a infiltrazioni a elevato rischio di riciclaggio. «Il Mercato del calcio professionistico ha subìto una crescita accentuata a causa di un processo di commercializzazione. Il denaro investito nel calcio è aumentato principalmente a causa dell’incremento dei diritti televisivi e della sponsorizzazione da parte delle imprese», scrivevano gli specialisti.
«Nel contempo, il mercato del lavoro dei calciatori professionisti ha registrato una globalizzazione senza precedenti con un numero sempre maggiore di calciatori ingaggiati da squadre straniere e pagamenti per trasferimenti di ragguardevole entità. I flussi transfrontalieri di denaro interessati possono sfuggire in larga misura al controllo delle organizzazioni calcistiche nazionali e sovranazionali offrendo l’opportunità di spostare e riciclare denaro», scriveva ancora il Gafi.
«Allo stesso tempo il denaro degli investitori privati si riversa nelle società calcistiche per mantenerle operative, il che può offrire agli investitori rendimenti a lungo termine in termini di diritti audiovisivi, vendite di biglietti, proventi delle vendite di giocatori e merchandising», concludeva il gruppo sul tema.
Nel 2019, anche la Commissione europea aveva stabilito in una relazione che «il calcio professionistico pur rimanendo uno sport popolare è anche un’industria globale con un impatto economico significativo. La complessa organizzazione del calcio professionistico e la mancanza di trasparenza hanno creato un terreno fertile per l’utilizzo di risorse illegali. In questo sport vengono investite somme di denaro discutibili, senza alcun rendimento o guadagno finanziario apparente o spiegabile».