Telecom Italia al lavoro con i sindacati per siglare un nuovo accordo che prevede 2mila uscite volontarie, con la possibilità per i dipendenti di andare in pensione fino a sette anni prima dal termine previsto per legge (a 60 anni e 9 mesi). Lo scorso luglio TIM aveva presentato un maxi piano di riorganizzazione che prevedeva la separazione in due società separate, una Netco e una ServiceCo, che a sua volta sarebbe stata divisa in tre aree di attività:
- i servizi di telefonia detti ServiceCo,
- i servizi dedicati alle grandi aziende come cloud e cybersecurity dell’EnterpriceCo,
- Tim Brasil
Ognuna di queste divisioni – scrive La Repubblica nella sua edizione odierna – prometteva entro il 2030 di ridurre l’organico su base volontaria. La rete che a fine 2021 dava lavoro a 21,4 mila persone al 2030 sarebbe scesa a 15 mila addetti, la ServiceCo da 14 mila a 11 mila, mentre l’Enterprise dovrebbe salire da 5,3 mila a 6 mila addetti.
Lo scorso anno TIM ha già firmato 1.200 uscite volontarie per chi aveva raggiunto l’età anagrafica, e un accordo di espansione fino ad altri 2.200 addetti. L’espansione prevede uno scivolo fino a cinque anni, ma in parallelo consente all’azienda di assumere nuove giovani risorse. Morale, a fine 2022 il gruppo di telefonia aveva 50.392 addetti, contro i 51.929 di fine 2021.
L’obiettivo del piano presentato dall’AD Pietro Labriola era quello di arrivare a 5-6 mila uscite volontarie entro il 2024. Se quindi ora venisse perfezionato il nuovo accordo su 2mila uscite volontarie, la gran parte del piano di tagli del primo triennio sarebbe stata quasi perfezionata.