Il tesoro iniziale di Berlusconi nel mirino dell’antimafia

Un nuovo documento giudiziario riapre lo scenario sull’origine dell’impero di Silvio Berlusconi. I magistrati antimafia di Firenze – scrive La Repubblica – vogliono capire se c’è un nesso tra le…

Baiardo foto Berlusconi

Un nuovo documento giudiziario riapre lo scenario sull’origine dell’impero di Silvio Berlusconi. I magistrati antimafia di Firenze – scrive La Repubblica – vogliono capire se c’è un nesso tra le somme ancora oscure arrivate nelle casse di Fininvest e i boss di Cosa nostra. Un documento che si inserisce nell’inchiesta sulle stragi del 1993 ancora aperta sui mandanti e che fa emergere «innesti finanziari» ancora opachi «nelle società che hanno dato vita al gruppo Fininvest».

Gli esperti dei pm fiorentini hanno accertato che ci sono settanta miliardi e mezzo di lire che ingrossano l’impero societario di Berlusconi e di origini non decifrabile. Una cifra versata in gran parte in contanti e che gli investigatori si chiedono dove sia stata raccolta da Silvio Berlusconi all’inizio della costruzione del suo impero.

La nuova consulenza accende i riflettori soprattutto su Dell’Utri, un uomo chiave in quegli anni dorati: l’uomo ha scontato una pena di sette anni perché ha svolto un’attività di “mediazione” e si sarebbe posto come «specifico canale di collegamento» tra Cosa nostra e Berlusconi. Per i giudici Dell’Utri ha consentito ai boss di «agganciare» per molti anni l’ex premier, «una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico».

I consulenti si soffermano a lungo sulle donazioni che Berlusconi ha fatto dal 2012 al 2021 a Dell’Utri, che ha incassato circa 28 milioni di euro. Versamenti che il fondatore di Forza Italia ha fatto per pura «amicizia e riconoscenza». Cifre che si aggiungono agli oltre 4 miliardi di lire dal 1989 al 1994. Grazie ai nuovi documenti, il sipario si alza su operazioni “anomale”.

In totale sono 70 i miliardi di lire tra bonifici e capitali che Fininvest ha ricevuto nell’arco di pochi mesi e sui quali non si è riusciti a ricostruirne l’origine. La prima inchiesta sui soldi era partita a Palermo quando ex mafiosi e testimoni avevano rivelato ai magistrati che i boss palermitani con a capo “il principe” Stefano Bontate avevano raccolto valigie piene di denaro frutto del traffico della droga e li avevano portati a Milano. Collaboratori di giustizia hanno sostenuto che quelle somme, di cui solo Bontate sapeva la destinazione, fossero finite nelle società di Berlusconi. Ma di questo passaggio di denaro fresco da ambiente mafioso alla Fininvest non vi è stata prova.

Come detto, un nome chiave è quello di Marcello Dell’Utri. Il braccio destro di Berlusconi non ha mai messo in mezzo l’ex Cavaliere sia nel processo sulla mafia sia nei processi sui fondi sconosciuti arrivati a Fininvest. Da Berlusconi ha però ricevuto dal 1989 al 2021 grosse somme di denaro. Oltre ai 4 miliardi di lire già citati, altri 9 miliardi di lire di stipendi regolarmente erogati da Fininvest e 2 miliardi di lire come transazione per una causa di lavoro.

La nuova perizia – spiega La Repubblica – ha rilevato altre donazioni dal 2012 al 2021 per 28 milioni di euro. Berlusconi ad esempio versa sui conti intestati a Dell’Utri e alla moglie Ratti 20,9 milioni di euro per comprare Villa Camarcione (si ipotizza che sia stata sopravvalutata): Berlusconi non ci metterà mai piede ma la intitola a sé stesso.

Il flusso di denaro Berlusconi-famiglia Dell’Utri si interrompe per qualche anno e riprende il 2 agosto del 2016 arrivano altri due milioni di euro sul conto della signora Ratti. Il 27 luglio 2017 altri 500mila euro, nel febbraio 2018 1,2 milioni, nel marzo dello stesso anno 800mila euro, nel marzo del 2019 altri500 mila euro. E, ancora, nel gennaio 2020 1,2 milioni e nel giugno 2021 180mila euro.