L’amministratore di Deutsche Bank Italia Roberto Parazzini, che da tre anni ricopre questo incarico, e che da gennaio è stato nominato anche supervisore dell’area Western Europe, ha rilasciato una lunga intervista a L’Economia de Il Corriere della Sera nella quale ha parlato della sua carriera e – tra le altre cose – della sua passione per il calcio.
Parlando proprio di Deutsche Bank – dove è entrato nel 1999 – Parazzini spiega cosa è cambiato rispetto al passato e quale sarà il modello in cui si riconoscerà il colosso tedesco: «Il tratto principale del cambiamento del gruppo è che siamo tornati da un centro decisionale di carattere prevalentemente anglosassone, a uno di nuovo localizzato in Germania».
«Proprio pochi giorni dopo la mia entrata nel gruppo, era il 1999, venne annunciata l’acquisizione di Bankers Trust, con cui Deutsche Bank faceva ingresso nell’Olimpo degli investment bankers. Oggi siamo tornati a 25 anni fa: il centro dell’azienda è a Francoforte, lì ne viene decisa la politica che, ovviamente, viene sempre impostata con un tratto internazionale e globale. Se lei guarda la composizione del board, vede quante nazionalità diverse sono rappresentate», ha taccontato.
Per quanto riguarda l’attività in Italia, questa ha subito una contrazione guardando al numero di addetti o sportelli, ma se «invece guardiamo agli utili, noi nel 2022 abbiamo fatto l’utile record degli ultimi 15 anni. Complice anche un capital gain derivante dalla cessione di un business importante, che è valso 310 milioni di ricavi. Oggi la nostra redditività è molto superiore rispetto al passato e prospetticamente lo sarà ancora di più, perché ci siamo focalizzati su quello che sappiamo fare meglio».
Per Deutsche Bank ci sono diversi business strategici ad oggi: «In primis l’area che noi riconduciamo al concetto di Banca per gli imprenditori, quindi il wealth management e la copertura delle aziende che fanno capo alle famiglie imprenditoriali italiane. Questo è stato il primo ambito in cui abbiamo investito, soprattutto attraendo nuove professionalità, con un’ottantina di nuovi ingressi negli ultimi tre anni».
Parlando del futuro, Parazzini spiega come sarà Deutsche Bank nel 2027: «In Italia sarà forse una banca più piccola che in passato, ma molto più profittevole, perché nel frattempo avrà trasferito il suo focus dal business di banca commerciale universale ai segmenti per noi strategici. Quindi mi aspetto di vedere meno sportelli rispetto ad oggi, meno attività da banca tradizionale e molta più advisory».
Per quanto riguarda il suo futuro, l’AD ha invece le idee chiare: «Deutsche Bank è casa mia, in un eventuale futuro diverso vedo spazio solo per due alternative: la prima è lavorare per un’organizzazione no profit ben strutturata, come ad esempio Telethon, per citarne una con cui collaboriamo attraverso la nostra Fondazione. La seconda è fare l’amministratore delegato di una società sportiva, e in quel caso non potrei che pensare alla mia squadra del cuore, l’Inter».