De Laurentiis: «Serie A aperta a tutti ma servono limiti»

“Se ad un certo punto uno è convinto che ci siano due realtà calcistiche che per merito salgono in Serie A ma che nessuno vuole vedere perché magari fanno duemila…

De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis (Photo by Marco BERTORELLO / AFP) (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

“Se ad un certo punto uno è convinto che ci siano due realtà calcistiche che per merito salgono in Serie A ma che nessuno vuole vedere perché magari fanno duemila presenza in televisione, è chiaro che quello mi crea un disagio. È difficile, a tutti democraticamente va dato il diritto di arrivare però servono limiti”. Lo ha detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis a Santa Maria Capua Vetere, dove ha preso parte all’inaugurazione della prima cattedra italiana dedicata alla “Giuridicità delle regole del gioco del calcio”.

“Il calciatore che viene dal basso con l’esperienza può affermarsi in Serie A, il pilota di go-kart può arrivare in Formula 1. La Formula 3 però non può stare nella Formula 1, diventa perdente. Il campionato di calcio se comprende squadre che non hanno capacità economiche, è chiaro che diventa già forzato, sballato e compromesso e questo nessuno vuole capirlo. Ma poi cosa è grave, è che lo Stato è assente”, ha proseguito.

Sui procuratori dei calciatori ha detto di aver “chiesto alla Figc attraverso quali modalità un club possa gestire esso stesso la Procura di in calciatore. Non è possibile che i procuratori prendano milioni per ogni singolo trasferimento”. “Lotto per equiparare il Sud al Nord e sono proprietario anche del Bari: mi dicono sempre cosa succederà se dovesse essere promosso, lo cederemo a chi ci darà la garanzia di saper gestire una squadra di calcio come una opera di ingegno”.

“Quando non mi si capiva a Napoli nel mondo del calcio, è perchè ero concentrato a dare una impostazione industriale da vera società per azioni. Quello che si è sempre ignorato è che Walter Veltroni nel 1996 ha stabilito che i club non era più tali ma società per azioni. Lì è cambiato il mondo, i miei colleghi venivano da conduzioni obsolete del calcio: abbiamo una legge Melandri che ci rompe i coglioni da vent’anni, come si fa a dire che noi dobbiamo curare i bilanci delle società in perdita? Per curarli serve fare tabula rasa, se questa è una industria bisogna riraccontare tutto in un contesto produttivo”

“Avete visto su Netflix cosa ha combinato la Fifa, ha rubato miliardi di miliardi. La Fifa e la Uefa stanno a Ginevra e Zurigo, nessuno li controlla. Io che sono molto rigido vengo contestato, io che sono per la legalità totale mi si dice che non sono tifoso. Per levare alla Uefa la cloche del comando bisognerebbe stabilire che siamo in 27 Paesi europei, in ogni Paese a seconda dell’importanza le prime x squadre che si qualificano ogni anno devono partecipare al campionato europeo dove tutti contro tutti, sennò le palline che aprono non hanno senso, vincono sempre gli stessi. Uno dovrebbe dire: se ho vinto la Champions è bene che me la giochi contro tutti”.