L’amministratore delegato della Serie A, Luigi De Siervo, è intervenuto nella giornata di oggi a “La politica nel pallone”, storica trasmissione radiofonica della Rai condotta e curata da Emilio Mancuso e giunta alla sua ventesima stagione. Per l’occasione il massimo dirigente del campionato italiano è stato intervistato da Guido Vaciago direttore di Tuttosport, da Francesco Bertolino, giornalista di MF-Milano Finanza e da Luciano Mondellini, direttore di Calcio e Finanza.
Tra gli argomenti trattati, anche quello dei diritti televisivi, con la Serie A che si prepara a pubblicare il bando per il nuovo ciclo. De Siervo ha sottolineato che «possiamo affrontare il prossimo bando al meglio grazie al periodo di cinque anni e non tre, che consente agli investitori di avere un ritorno su un arco temporale più lungo. I due piani (investitori e diritti tv, ndr) si potrebbero incrociare ma possono viaggiare parallelamente».
Sulle difficoltà legate al prossimo bando: «Si parla sempre in tutti i mercati di una fase di stagnazione della valorizzazione, anche perché la Champions League sta crescendo di valore. Nel prossimo bando ci scontreremo con una Champions riformata, più ampia, con più partite e quindi il contesto di mercato è oggettivamente più difficile. E poi non sfugge come nel nostro Paese esistano problemi gravi: la pirateria, che ci consegna il primato europeo (si perdono 300 mln annui, ndr) e poi dobbiamo ricordare che i soggetti che hanno dominato la scena hanno abbandonato il calcio, penso a Mediaset e al disimpegno di Sky, quindi il contesto competitivo è ridotto».
«In più le telco (compagnie telefoniche, ndr) non hanno mai partecipato direttamente all’asta dei diritti e a differenza degli altri Paesi non possono offrire in bundle con quella che è la connettività. Abbiamo unico vero vantaggio di essere partiti con largo anticipo e potremo costruire un bando per scegliere la soluzione migliore nei prossimi mesi», ha aggiunto l’AD della Serie A.
Sempre a proposito del bando, De Siervo ha fornito un paio di indicazioni sulle cifre: «Non ci poniamo limiti verso l’alto e verso il basso non possiamo fare peggio rispetto alla situazione attuale. Dobbiamo fare meglio sia in Italia che all’estero, dove nel momento in cui eravamo Re non abbiamo investito abbastanza sull’internazionalizzazione e questo è grave perché il tempo perso non sarà facile recuperarlo».
Tra le opzioni c’è anche quella del canale di Lega: «Dal punto di vista distributivo il modello è B2B2C, (Business to Business to Consumer) un’offerta al pubblico tramite un distributore. E quindi significherebbe che la Lega nel momento in cui decide, dopo un bando non soddisfacente, di offrire il proprio contenuto a tutti, lo faccia realizzando un accordo con tutte le piattaforme disponibili nel nostro Paese, senza dotarsi delle strutture trasmissive finali di quello che è customer care. E’ un modello che funziona anche per altri. Non è il momento per una distribuzione al consumatore finale a causa di costi e professionalità che devono essere necessariamente superiori».
Tra i commenti finali, anche uno sul futuro della Supercoppa italiana: «Probabilmente decideremo già nella prossima assemblea. L’area del Medio Oriente risponde meglio all’interesse del nostro calcio. Dobbiamo valorizzare i diritti e queste partite ci aiutano in tal senso. Le offerte sono interessanti, i club valuteranno anche perché abbiamo la doppia opzione di una finale tradizionale e una Final Four, tutto con una logica finalizzata ancora di più a esportare il nostro calcio».
Sullo strapotere della Premier League, per De Siervo le preoccupazioni arrivano «anche dagli Stati che possiedono i club. Se non poniamo un limite alla capacità di spesa ci sarà una polarizzazione. Molto deve essere ancora fatto, mi auguro che chi deve sorvegliare possa garantire a tutti un maggiore equilibrio. Esistono due grandi campionati che schiacciano un po’ gli altri, quello inglese e la nuova Champions League, che dovrebbe passare da 3,5 a 5 miliardi».
In chiusura, una battuta sul tema dei contratti dei calciatori, che secondo l’AD della Serie A è superato rispetto alle condizioni odierne: «Il contratto con i giocatori dimostra gli anni che ha, non tiene conto degli sviluppi delle ultime stagioni. Hanno troppe garanzie rispetto a quelli che sono i diritti che concedono. Tenete conto che durante il Covid i proprietari hanno perso miliardi e i giocatori a qualche milione. E’ stato un atto di egoismo raro di cui ancora paghiamo le conseguenze, dobbiamo trovare formule diverse».