«No, re d’Italia no. È stato un magnifico ambasciatore del nostro Paese nel mondo. Ha difeso il tricolore ovunque da tutti gli attacchi. Ha fatto molto per questo Paese, specie nei momenti più drammatici delle crisi economiche, spendendo i suoi rapporti, la sua autorevolezza, il suo prestigio».
A vent’ anni dalla morte di Gianni Agnelli (il 24 gennaio 2003), Lapo Elkann ricorda su Oggi chi fosse l’Avvocato. Lo ha fatto in un una lunga intervista nella quale il nipote, secondogenito di Margherita Agnelli e Alain Elkann, lo racconta come nonno, come politico e nelle sue vesti di imprenditore: «Ha sempre protetto l’azienda nazionale, non solo la FIAT».
«Se non fosse stato per lui, la Ferrari sarebbe finita a Henry Ford e Alfa Romeo, Autobianchi e Lancia avrebbero avuto proprietà straniere. Mio nonno amava la sua patria e la difendeva da chiunque. Per questo ancora oggi, dopo vent’ anni, mi provoca dolore ripensare alla sua sofferenza degli ultimi giorni», ha raccontato ancora Lapo.
«Lui aveva ereditato l’azienda dalla sua famiglia, l’aveva fatta crescere e proiettata su scala internazionale ma in quel tempo, l’ultimo della sua vita, il destino della FIAT era in pericolo». Un salvataggio, secondo Lapo, «merito di mio fratello John, il cui lavoro voglio elogiare. Ha decuplicato il valore del nostro gruppo lavorando con saggezza ed equilibrio. La storia della Fiat continua con lui e grazie a lui».
Lapo fa anche confidenze molto intime, come le ultime parole che il nonno gli disse prima di morire: «”Tu, tuo fratello e tua sorella dovete stare uniti. Evitate conflitti, evitate litigi. State uniti, vi prego”. E così è stato, come lui voleva. Tra difficoltà e differenze non abbiamo mai perso affetto e collaborazione».
C’è pure spazio per Edoardo Agnelli, il figlio dell’Avvocato tragicamente suicidatosi nel 2.000 nei pressi di un viadotto a Fossano. «Edoardo ha avuto molte dita puntate contro, molte sentenze emesse a vanvera. Ma quante persone oggi sono uscite dalla dipendenza, hanno ruoli importanti e conducono vite rispettate? A Edoardo questo allora non fu concesso. E penso, è solo una mia opinione, che io per primo e tutta la nostra famiglia avremmo dovuto fare di più, stargli più vicino».