Liga, allarme Superlega: «Perderemmo il 55% dei ricavi»

La nascita della Superlega porterebbe a un crollo dei ricavi per la Liga. Lo ha stimato KPMG in una analisi commissionata dalla lega spagnola sul potenziale impatto della creazione della…

Liga partita TikTok
(Foto: GABRIEL BOUYS/AFP via Getty Images)

La nascita della Superlega porterebbe a un crollo dei ricavi per la Liga. Lo ha stimato KPMG in una analisi commissionata dalla lega spagnola sul potenziale impatto della creazione della Superlega sul massimo campionato iberico e sui top club professionistici del Paese.

Il rapporto degli esperti di KPMG del 2022 stima una perdita di entrate complessiva per la Liga fino ad un massimo del 55%. Nel dettaglio, nella stagione in corso la Liga prevede ricavi per complessivi 3,3 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi dai diritti tv, 1 miliardo dagli sponsor e 384 milioni da botteghino e abbonamenti. Con la nascita di una Superlega semichiusa che giocherebbe durante la settimana, KPMG prevede un calo del 50% (1,6 miliardi di euro) dei ricavi, con la fetta maggiore legata ai diritti tv (-64% o 1,2 miliardi).

Se invece la Superlega giocasse nel weekend, portando la Liga a spostarsi durante la settimana, la perdita dei ricavi sarebbe pari al 55% (-1,8 miliardi di ricavi), con i diritti tv a rappresentare sempre la voce con la maggiore perdita (-69% o 1,3 miliardi di euro).  Inoltre, la perdita di valore per i club non appartenenti alla Superlega raggiungerà il 64%. Numeri che, come spiega il massimo organo calcistico spagnolo, sono simili a quelli di altri campionati nella loro proporzione.

La Superlega inoltre ampierebbe ancora di più il divario tra le big e le altre squadre all’interno di un campionato: secondo le stime, Barcellona e Real Madrid potrebbero vedere una crescita dei ricavi per 400 milioni di euro ciascuna partecipando al nuovo torneo, mentre il resto delle squadre (non partecipando alla Superlega) vedrebbero i loro ricavi calare del 55%. A beneficiarne, prosegue la lega iberica, sarebbero soltanto i giocatori dei top club, che rappresentano però solo il 5% dei calciatori della Liga.

«Ci atteniamo alle regole del tribunale e a quello che dicono, ma ciò che conta di più per noi è la stabilità del nostro settore e se dovremo lottare per normative che difendano la stabilità del modello europeo lo faremo. Non vogliamo essere governati da chi ha più beni; siamo più dei 20 club più ricchi del calcio. Ci piacciono i modelli come quelli in Spagna, come la Liga, dove c’è una distribuzione e non facciamo quello che hanno i club con più risorse», ha sottolineato il presidente della Liga Javier Tebas a margine della presentazione del report.