L’arresto dell’ormai ex procuratore capo dell’Associazione Italiana Arbitri Rosario D’Onofrio, premiato a luglio dall’Aia e oggi accusato di associazione a delinquere nell’indagine che ha portato a 42 ordini di custodia cautelare (26 in carcere, tra cui lui) per traffico internazionale di droga, è un vero e proprio terremoto per il sistema calcio.
«Sono sconcertato. Una cosa è certa, la FIGC assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale», le parole – riportate da La Gazzetta dello Sport – utilizzate nella giornata di ieri dal presidente Gabriele Gravina per commentare la vicenda.
La FIGC vuole capire come sia stata possibile la nomina di D’Onofrio a marzo 2021 visto che, da quanto risulta dagli atti dell’indagine, l’uomo era già agli arresti domiciliari, fermato nel 2020 (condanna a 2 anni e 8 mesi, 4 in carcere) quando in pieno lockdown, «con la divisa militare (…) circolava per la Lombardia per effettuare consegne di sostanza stupefacente».
Insomma, si vuole comprendere se quando è diventato procuratore, qualcuno all’Aia abbia svolto delle verifiche. L’Associazione ha sottolineato in una nota di non aver mai ricevuto da D’Onofrio alcuna comunicazione sull’arresto e di essere «vittima di una gravissima e dolosa omissione di comunicazioni previste dal Regolamento associativo». Infine, ha ricordato che «l’Aia non ha a disposizione poteri istruttori per esercitare un’opera di controllo».
Tutto verrà verificato e da quanto emergerà saranno decisi i provvedimenti, tra cui non si può affatto escludere il commissariamento dell’Aia.