Heywood: «Exor punta su lusso, salute e tecnologia»

Exor è a caccia di opportunità di investimento principalmente nel lusso, nella salute e nella tecnologia. Lo racconta Suzanne Heywood, nominata in questi giorni nuova Chief Operating Officer della holding…

GEDI bilancio 2022

Exor è a caccia di opportunità di investimento principalmente nel lusso, nella salute e nella tecnologia. Lo racconta Suzanne Heywood, nominata in questi giorni nuova Chief Operating Officer della holding della famiglia Agnelli-Elkann. Un ruolo che le consentirà di mettere a frutto la profonda conoscenza che ha maturato di Exor, lavorando a stretto contatto con l’AD John Elkann sia sulle attuali società in portafoglio che sulle future.

«Vorrei enfatizzare l’importanza dell’istruzione, della scienza e delle attività di ingegneria come base per costruire il proprio futuro. Anche se ho dimenticato alcune cose studiate all’università, l’esposizione al pensiero rigoroso e scientifico è stata fondante: nel mondo in cui viviamo, istruzione e formazione scientifica sono le doti più importanti», ha raccontato in un’intervista rilasciata a La Stampa, quotidiano del Gruppo editoriale GEDI, a sua volta controllato dalla holding Exor.

Secondo Heywood, la sfida più complessa per una società è quella di «reinventarsi. Se un’azienda ha successo e poi il mondo cambia è necessario fare qualcos’altro. Se hai una lunga storia alle spalle devi saperti ricreare. Hermès ha cominciato con le selle, ora fa borse. Exor cerca aziende e non solo dei business. Noi ci attendiamo che molte delle nostre controllate cambieranno quello che stanno facendo col passare del tempo. Prendiamo Cnh. Il tipo di carburante che i nostri trattori utilizzano cambierà in modo radicale, così il loro utilizzo e la forma. Potrai condurli a distanza. Tutto questo succede. La sfida più complessa è permettere all’impresa di fare qualcosa di molto diverso. Devi essere in grado di testare nuove idee mentre consenti alle vecchie di continuare a funzionare. A un certo punto, devi anche aver il coraggio di reinventarti ed entrare in un nuovo mondo».

E quindi, a proposito di Cnh Industrial: «Siamo consapevoli del cambiamento e determinati a impegnarci per ridurre le emissioni di CO2 per favorire la necessaria transizione ecologica. Abbiamo obblighi da rispettare e non solo: ce lo chiedono i clienti. La domanda si è fatta più sofisticata. Gli agricoltori esigono un più alto livello di comfort, e più disponibilità di informazioni. Perseguono una maggiore efficienza per le loro aziende. Le soluzioni sono numerose, ma la principale è come alimenti i trattori».

Sull’Italia come mercato chiave per Cnh Industrial: «Abbiamo cinque stabilimenti, tre centri ricerca, 4.500 dipendenti. Il quartier generale Emea sarà Torino. A Modena stiamo costruendo il polo europeo per l’elettrificazione dei trattori. Siamo molto contenti, non abbiamo intenzione di cambiare rotta. Anzi, vogliamo offrire tutte queste tecnologie innovative sul mercato italiano che per noi ha grande rilevanza e dove la qualità dei rivenditori è elevata».

Poi, una battuta sul portafoglio Exor, e su quello che potrebbe essere aggiunto: «Nel cercare nuove aziende non escludiamo mai nulla, ma al momento siamo focalizzati su tre settori. Il primo è il lusso, perché è un investimento a lungo termine che richiede pazienza ed è un ambito dove abbiamo esperienza, a partire dalla Ferrari. Il secondo è la salute, settore in cui le prospettive sono evidenti: siamo entrati con Lifenet e Institut Mérieux, stiamo cercando altre possibilità. Il terzo è la tecnologia. Sebbene i mercati abbiano corretto la loro disposizione verso il Tech, crediamo che nel nostro portafoglio – dove la presenza più importante è Via, società newyorkese di infrastrutture digitali per la mobilità pubblica – ce ne possa essere di più».