José Mourinho lancia una frecciata al commissario tecnico dell’Italia Roberto Mancini. “Se ami il calcio è difficile accettarlo. Io sono cresciuto negli anni ‘70-’80 e puoi immaginare cos’era l’Italia a quei tempi. Gli azzurri sono sempre stati un riferimento. Lavorando qui faccio fatica a capire cosa sia successo, perché è pieno di calciatori bravi, anche se ce ne sono ancora pochi che vanno all’estero. Mi rifiuto di accettare l’argomento del poco talento, non è vero. In Italia il talento esiste, quindi l’Italia deve arrivare al Mondiale”, ha detto il tecnico della Roma in un’intervista alla rivista Esquire.
“Dieci anni fa, dopo che me ne sono andato (ma non perché me ne sono andato), la Serie A ha passato un periodo difficile. La qualità si è abbassata e il campionato aveva poco appeal all’estero. Ora invece ho ritrovato una lega appassionante, competitiva, dove i calciatori arrivano anche dalla Premier. Rispetto al 2009-10 c’è ancora differenza con le squadre top, però oggi il resto dei club è migliore. Ci sono allenatori con tante idee, che giocano un calcio offensivo ed ambizioso. Poi ci sono squadre, come la Roma, che stanno crescendo anche in senso più ampio, come società, portando sempre più tifosi allo stadio, con grandi possibilità di evolvere in meglio”.
“La vittoria contro la Roma in Conference League? È stato veramente indimenticabile. Quando abbiamo vinto la Champion’s con l’Inter io non sono andato a Milano perché volevo andare al Real Madrid e avevo la sensazione che se fossi tornato non sarei più partito. Questa volta era diverso, volevo rimanere a Roma e continuare con questo club. In momenti come quello capisci che non vinci per te stesso, che non è una gioia personale. La gente è tutto, ti dà la dimensione di quello che hai fatto, e ti senti parte di una famiglia veramente speciale”, ha concluso Mourinho.