Il Manchester United sta vivendo un periodo tutt’altro che positivo. Nonostante siano state appena disputate due partite di campionato, il malumore serpeggia tra i tifosi a seguito delle sconfitte con Brighton – all’esordio in Premier – e Brentford. Il tutto nonostante l’ennesimo tentativo di ripartire da capo, questa volta con l’ex tecnico dell’Ajax Erik ten Hag.
I sostenitori continuano a portare avanti le loro proteste nei confronti della famiglia Glazer, proprietaria del club, tanto che ci sarebbe stata negli ultimi tempi un’apertura all’ingresso di un socio di minoranza. E come se non bastasse, anche lo sponsor tecnico Adidas rischia di fare uno “sgambetto” agli inglesi.
Come noto, in questa stagione il Manchester United non prenderà parte alla UEFA Champions League. Una situazione che, qualora dovesse verificarsi per due stagioni consecutive, porterebbe a un taglio della cifra investita dal brand di abbigliamento sportivo tedesco nel club.
Come si evince dall’ultimo bilancio dello United, «abbiamo un accordo di 10 anni con Adidas per quanto riguarda la nostra sponsorizzazione tecnica globale e i diritti di licenza sul marchio, iniziato il 1° agosto 2015. La garanzia minima pagabile da Adidas per la durata dell’accordo è pari a 750 milioni di sterline, salvo alcuni adeguamenti».
E ancora: «I pagamenti dovuti in un particolare anno possono aumentare se la nostra prima squadra maschile vince la Premier League, la FA Cup o la Champions League, o diminuiscono se la nostra prima squadra maschile non partecipa alla Champions League per due o più stagioni consecutive, con l’aumento massimo possibile pari a 4 milioni di sterline all’anno e la massima riduzione possibile pari al 30% del compenso applicabile per l’anno in cui cade la seconda o successiva stagione consecutiva di non partecipazione».
Dalla stagione 2015/16 è già capitato che lo United non si qualificasse per la Champions League, ma mai per più di una stagione consecutiva. Un rischio che quest’anno i Red Devils correranno nuovamente.
«Se la prima squadra maschile non partecipa alla Champions League per due o più stagioni consecutive, quindi la riduzione si applica a partire dall’anno in cui si svolge la seconda stagione consecutiva di mancata partecipazione. Qualsiasi aumento o diminuzione in una determinata stagione avrebbe l’effetto di aumentare o diminuire l’importo minimo garantito di 750 milioni pagabili nel periodo di 10 anni dell’accordo», conclude il documento.
Insomma, dopo aver fallito l’obiettivo la scorsa stagione, lo United non può sbagliare per la seconda volta. Oltre a non centrare l’obiettivo sportivo, a risentirne sarebbero anche i ricavi per la società, ben oltre i mancati introiti già registrati senza prendere parte alla massima competizione europea per club.