La Superlega è un caso “100 volte più importante di quello legato a Bosman”. E a dirlo è lo stesso legale che seguì il caso del calciatore belga che portò alla rivoluzione del calciomercato. Jean-Louis Dupont oggi è l’avvocato che segue A22, ovverosia la società creata per gestire la Superlega, nel caso contro l’UEFA davanti al Tribunale dell’Unione Europea, affiancato da Clifford Chance.
“Dire che questo caso è 100 volte più importante della sentenza Bosman è un modo per sottolineare che il caso Bosman riguardava solo la liberazione del mercato del lavoro nel calcio, mentre il caso della Superlega riguarda il mercato della produzione”, afferma Dupont in una intervista a Off The Pitch. “Perché i club non possono governare le competizioni transfrontaliere nello stesso modo in cui gestiscono le competizioni nazionali? Non è né logico dal punto di vista operativo – né legale secondo me – che la UEFA sia l’unico, monopolista, operatore delle competizioni europee per club. Non c’è logica nella posizione legale della UEFA, che sta usando tattiche spaventose per cercare di giustificare il suo monopolio”.
Nel corso dell’udienza davanti al Trivbunale UE, diversi governi di Paesi europei si sono schierati accanto alla UEF. Secondo Dupont, gran parte della loro testimonianza riguardava “la questione del merito sportivo e del modello sportivo europeo”, ma l’avvocato sottolinea che “queste non sono le questioni legali decise dal tribunale. Il tribunale deve rispondere alle domande che gli sono state poste dal giudice spagnolo che riguardano se il ruolo della UEFA come operatore dominante della quota di mercato al 100%, combinato con il potere esclusivo di approvare le competizioni, sia legale ai sensi del diritto europeo della concorrenza. E secondo me, non esiste un modello sportivo europeo. Ci sono molti esempi che dimostrano che il “modello UEFA” è – in Europa – piuttosto un’eccezione che una regola. In realtà, “European Sports Model” è un eufemismo, un’espressione politicamente corretta, volta a mascherare la realtà, ovvero il “monopolio UEFA/FIFA”.
“La Superlega è un cartello? No, perché non è una competizione chiusa visto che il 25% delle posizioni in campionato sono disponibili per i nuovi entranti ogni anno”, aggiunge Dupont. “In secondo luogo, se il formato proposto sia un cartello non è oggetto del caso in questione, visto che il riguarda i limiti del monopolio di UEFA e FIFA. In terzo luogo, nella misura in cui ci siano problemi di cartello con il formato proposto, il luogo appropriato per determinarlo è davanti alle autorità garanti della concorrenza come la Commissione europea, certamente non alla UEFA che non ha competenza in questo settore. E ovviamente la Superlega si adeguerà a tutte le modifiche richieste da un’Autorità garante della concorrenza”.
Dupont inoltre ha spiegato come i modelli ridistributivi della Superlega vadano oltre quelli della UEFA, con oltre l’8% delle entrate o 400 milioni di euro all’anno in solidarietà da versare nei confronti dei club non partecipanti (la UEFA attualmente paga il 4%, o circa 140 milioni di euro per non partecipanti – ma dal 2024 avrà l’80% in più di partecipanti coinvolti nella sua Champions League rispetto ai 20 previsti dalla Superlega).
Aggiunge che “il piano prevede la piena trasparenza nei pagamenti di solidarietà, fino alla base, in contrasto con i pagamenti UEFA che vanno in gran parte ai club professionistici di medie dimensioni nelle federazioni nazionali”. Aggiunge che l’ESL sarebbe “contento” se i fondi di solidarietà fossero gestiti da “una terza parte veramente indipendente”.
Tra i termini usati, Dupont parla anche di “liberalizzazione” del calcio. “Durante l’udienza, un giudice ha chiesto molto chiaramente all’Uefa se non si potesse prevedere regole comuni, un codice etico, applicabile a tutti coloro che vogliono organizzare le competizioni calcistiche, senza necessariamente accettare il monopolio dell’Uefa sull’organizzazione delle competizioni al fine di garantire l’applicazione di tali regole. In altre parole, “liberalizzazione” non è sinonimo di caos. L’argomento caos è semplicemente uno spaventapasseri sventolato dalla Uefa per cercare di giustificare il suo monopolio. Non è molto originale: i vecchi monopoli di Stato invocavano lo stesso argomento. Senza successo…”, ha concluso l’avvocato.