Nella giornata di ieri il gruppo Stellantis – del quale la holding della famiglia Agnelli-Elkann Exor è primo azionista – ha messo fine alla joint-venture formata a marzo 2010 con il gruppo cinese Guangzhou Automobile Group (Gac). In una nota è stata annunciata ieri la volontà di commercializzare Jeep d’importazione in Cina.
Stellantis collaborerà con Gac per la cessazione della joint venture, che negli ultimi anni è stata in perdita, e riconoscerà un onere di svalutazione non monetario di circa 297 milioni di euro nei risultati del primo semestre 2022. Non solo, di recente è stato raggiunto anche un accordo tra Stellantis e Dongfeng Motor relativo ai 99,2 milioni di azioni ordinarie di Stellantis possedute da Dongfeng, il 3,16% del capitale sociale di Stellantis.
L’azionista e la partecipata – scrive Il Sole 24 Ore nella sua edizione odierna – hanno raggiunto un accordo in base al quale Dongfeng può presentare di volta in volta un’offerta di vendita a Stellantis, di tutte o di una parte delle azioni ordinarie in suo possesso: vengono così confermate le indiscrezioni sulla volontà del gruppo cinese di uscire definitivamente.
Se l’azionista cinese esce dal gruppo, la Cina non uscirà invece dal radar di Stellantis. Il Paese resta una piazza strategica per ogni gruppo automobilistico. Il nuovo Wrangler – completamente elettrico – è in arrivo nei prossimi mesi e ha nel suo Dna anche origini cinesi, dato che la piattaforma modulare Cmp su cui verrà costruita è stata sviluppata nel 2019 da PSA e da Dongfeng.
Da qui l’idea di possibili nuove collaborazioni all’orizzonte, strada diventata quasi obbligatoria per avere successo (o sopravvivere). Entrando nel mondo delle ipotesi, Geely (principale azionista di Daimler, proprietario di Volvo, Polestar, Lotus e ideatore di Lynk&co) avrebbe molte qualità utili a Stellantis; senza dimenticarsi dei complimenti rivolti da Tavares proprio a Mercedes per la capacità di creare sinergie.