Il calcio in Italia vale 10 miliardi di impatto sul PIL

Il calcio professionistico italiano è uno dei principali settori industriali italiani e un asset strategico dell’intero Sistema Paese, un comparto economico in grado di coinvolgere 12 diversi settori merceologici nella…

Il calcio professionistico italiano è uno dei principali settori industriali italiani e un asset strategico dell’intero Sistema Paese, un comparto economico in grado di coinvolgere 12 diversi settori merceologici nella sua catena di attivazione di valore, con un impatto indiretto e indotto sul PIL italiano pari a 10,2 miliardi di euro e oltre 112.000 posti di lavoro attivati. È quanto emerge dalla 12ª edizione del ReportCalcio, il documento sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia (PricewaterhouseCoopers).

A livello fiscale e contributivo, il solo calcio professionistico ha prodotto inoltre nel 2019 un gettito complessivo pari a quasi 1,5 miliardi di euro (1,476 miliardi nel 2019, +6% rispetto al 2018 e +71% rispetto al 2006), dato che equivale a circa il 70% del contributo fiscale generato dall’intero sport italiano. Complessivamente negli ultimi 14 anni la contribuzione ammonta a circa 15,5 miliardi di euro, e per ogni euro ‘investito’ dal Governo italiano nel calcio, il Sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a € 18,3.

La voce più alta continua a riguardare le ritenute Irpef, che pesano per il 54% del totale (rispetto al 51% del 2018), per un dato pari a 797,3 milioni di euro. Prosegue anche la crescita del reddito da lavoro dipendente, in aumento tra il 2018 e il 2019 dell’11,9%, fino a superare gli 1,9 miliardi di euro, mentre si riduce il numero dei contribuenti (12.055, rispetto ai 12.345 del 2018). Il numero di lavoratori dipendenti con redditi superiori a 200.000 euro raggiunge quota 1.150, il dato più alto tra quelli registrati dal 2006.

Il calcio professionistico continua a rappresentare il principale sistema sportivo dal punto di vista della contribuzione fiscale, con un’incidenza del 68,7% rispetto al gettito complessivo generato dal comparto sportivo italiano, dato in aumento rispetto al 68,1% registrato nel 2018. Prosegue inoltre la significativa crescita della contribuzione previdenziale Inps, che risulta più che raddoppiata tra il 2006 e il 2020 (passando da 74,2 a 156,5 milioni di euro).

Il calcio continua inoltre a costituire per distacco il principale sport italiano in termini di interesse: nel 2021 il 55% della popolazione Over 18 si dichiara interessata a questo sport (rispetto al 48% della media europea), per un totale pari a circa 27,4 milioni di persone. Il secondo sport, ovvero il tennis, non supera il 28%, circa la metà rispetto al calcio (14 milioni di italiani). Anche a causa dell’impatto del Covid-19, emerge tuttavia un preoccupante trend di decremento dei principali livelli di interesse per tutte le discipline sportive italiane: tra il 2019 e il 2021, nello specifico, l’interesse per il calcio è diminuito di 9 punti percentuali (dal 64% al 55%).

Il decremento ha riguardato tutte le principali competizioni calcistiche per club maschili e le diverse modalità di fruizione (ad eccezione dei social media), mentre le competizioni femminili hanno registrato una sostanziale tenuta dei numeri, a conferma di un importante consolidamento della dimensione mediatica e commerciale del movimento; considerando in particolare la Serie A femminile, nel 2021-2022 l’audience media per partita ha raggiunto i 112.317 telespettatori (+142% rispetto al 2020-2021, grazie anche alla trasmissione delle partite in chiaro su La7), un trend di crescita che ha riguardato anche i ricavi da diritti tv e quelli commerciali, all’alba della nuova era del passaggio al professionismo e all’introduzione del nuovo format a 10 squadre della top division femminile (a partire dal 2022-2023).