Banco Bpm s’infiamma in Borsa dopo il blitz del Credit Agricole, che nella tarda serata di giovedì 7 aprile ha annunciato l’acquisto di una quota del 9,2% della banca, con l’obiettivo di consolidare «la relazione strategica e di lungo termine» che ha il suo fulcro nella joint-venture nel credito al consumo Agos ma anche di «ampliare» la partnership con l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ad altri ambiti, quali la gestione del risparmio e la bancassicurazione.
Non è un caso che oltre al Banco, balzato del 10,2% a 3,015 euro, abbia spiccato il volo Anima (+7,9% a 4,29 euro), società di asset management di cui la banca italiana è primo azionista con il 19,5% e principale canale distributivo, che potrebbe diventare preda di Amundi, la società di gestione del risparmio dei francesi che già nel 2016 aveva rilevato Pioneer da Unicredit, siglando un accordo di distribuzione che scadrà nel 2026.
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Se da un lato il mercato ha festeggiato una mossa che valorizza il lavoro di rilancio fatto da Castagna, dall’altro ha speculato sugli scenari che apre e che potrebbero portare a un matrimonio tra le due banche, o con un’opa, sul modello di quanto avvenuto con il Creval, o con uno scambio carta contro carta che porti le attività in Italia dei francesi nel Banco, che resterebbe quotato con la Banque Vert come socio di controllo.
Un’ipotesi ricorrente anche nei report degli analisti. «Pensiamo che si tratti del primo passo che porterà la banca francese a prendere, presto o tardi, il controllo di Banco Bpm, in una mossa simile a quella sul Creval», afferma Bestinver.
Equita parla di «elevate» possibilità di una fusione, anche se con modi e tempi «da valutare» mentre per Mediobanca «è difficile non vedere questa mossa come anticipatrice di una eventuale completa combinazione». Intermonte calcola un beneficio di 1,2 euro ad azione per il Banco da sinergie e conversione delle dta (nel caso in cui i benefici fiscali venissero prorogati dal governo) e di altri 0,7 euro dalla bancassicurazione, che il Banco internalizzerà entro il 2024 e potrebbe giocarsi proprio con l’Agricole.
Chi è addentro alle vicende bancarie legge il blitz come un’ipoteca su una futura integrazione e una difesa di Castagna dal rischio di attacchi ostili, in primis da parte di Unicredit, che, già in difficoltà per via della esposizione in Russia, non può permettersi di mettere a rischio la politica di remunerazione promessa al mercato con dispendiose acquisizioni.
Una lettura coerente con la reazione del Banco, che ha speso parole di apprezzamento per «la qualità e l’importanza» del nuovo socio. Per oliare un’eventuale integrazione a Castagna potrebbe essere offerto il ruolo di ad, con Giampiero Maioli, capo dei francesi in Italia, presidente. «Sembrano venire con intenzioni buone, di far crescere la banca», ha detto Marcello Bertocchini, presidente della Fondazione CariLucca, socio del Banco con l’1,25%.
Ma l’acquisizione del terzo gruppo bancario da parte di una banca straniera dovrà passare attraverso le forche caudine della politica. FdI, per bocca del responsabile Innovazione, Federico Mollicone, ha già invocato l’esercizio del Golden Power contro un’operazione che «punta alla gestione del risparmio italiano» e che potrebbe fare dell’Agricole «il secondo polo bancario in Italia, a controllo francese».