La Rai dovrà offrire tutti i suoi programmi su ogni dispositivo: dai televisori alle smart tv, dagli smartphone ai PC, dalle auto connesse fino alle radio più evolute, di generazione Dab+. L’emittente è tenuta poi a garantire una qualità di visione ottima in ogni angolo del Paese, anche via Internet, e per questo dovrà fare investimenti analoghi a quelli che DAZN ha sopportato per proporre le partite di calcio in streaming.
Le richieste arrivano dall’AgCom, in un parere inviato venerdì al ministero dello Sviluppo, che elenca gli obiettivi che il governo dovrebbe travasare nel nuovo Contratto di Servizio. Il nuovo Contratto, in vigore dal 2023 al 2027, preciserà gli obblighi che la tv di Stato dovrà rispettare per incassare in cambio il canone degli italiani.
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Ora, il parere dell’Autorità parla al governo e alla Rai. Se davvero vuole consolidarsi su ogni piattaforma – scrive La Repubblica –, Viale Mazzini dovrà mobilitare Rai Way. Questa sua società è proprietaria delle torri di trasmissione del segnale, di una rete di cavi in fibra (di supporto alle torri), dei diritti d’uso dei satelliti. Il governo immagina le torri Rai dentro una scatola societaria che avrebbe come soci la EI Towers e il fondo F2i. A breve, dunque, Rai Way non sarà più il docile braccio del servizio pubblico. Confluirà in un’azienda a partecipazione privata con una più spiccata vocazione al profitto.
Preoccupata da questa evoluzione, l’Autorità mette le mani avanti e conferma una missione di servizio pubblico. Scrive che il segnale tv dovrà raggiungere i paesini più remoti anche quando sarà irradiato in Dvb-T2. E ancora: aver creato Rai Play e Rai Radio Play non basta. In scia a DAZN, la Rai dovrà investire nell’architettura di server perché tutti possano godere delle due app.
L’AgCom, del resto, vuole che la Rai sia l’apripista di un modello pienamente digitale e multipiattaforma di trasmissione dei contenuti. Ma spera anche che Viale Mazzini presidi con più forza l’informazione via Internet, dove oggi resta debole.
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