Furlani (Elliott): «Milan era verso bancarotta, ora è su strada giusta»

«Siamo partiti come finanziatori, dopo un anno però il Milan con la gestione della proprietà cinese era in difficoltà finanziarie, quindi siamo dovuti entrare e stabilizzare la barca. Abbiamo trovato una…

Milan bilancio 2021

«Siamo partiti come finanziatori, dopo un anno però il Milan con la gestione della proprietà cinese era in difficoltà finanziarie, quindi siamo dovuti entrare e stabilizzare la barca. Abbiamo trovato una situazione disastrosa, il club andava verso la bancarotta da un punto di vista della cassa, la situazione finanziaria era pessima. Abbiamo ricevuto la squalifica dalle coppe dall’Uefa, non c’era leadership né management e pure i risultati erano piuttosto brutti. Questa è la situazione che abbiamo trovato entrando nel Milan». Lo ha spiegato Giorgio Furlani, Portfolio Manager del fondo Elliott e consigliere d’amministrazione del Milan.

«Abbiamo sviluppato così un piano intorno a due pilastri: la prima cosa i risultati sportivi, per me non c’è un progetto calcistico di successo che non parta dai successi sportivi. Poi serviva disciplina dal punto di vista economico e finanziario, soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei costi. Abbiamo scelto un ceo fantastico come Ivan Gazidis e con lui abbiamo trasformato il Milan e la strada è quella di andare verso la direzione di un media business in stile Real Madrid e Manchester United. Inoltre abbiamo cambiato la leadership sportiva per fare bene anche in campo. Infine abbiamo spinto sul progetto stadio, San Siro è uno stadio storico ma non è un impianto del 2022», ha proseguito.

«In quattro anni di proprietà abbiamo fatto tante cose, alcune sbagliate soprattutto all’inizio, poi ne abbiamo fatte altrettanto di buone. Abbiamo fatto una inversione di rotta importante, considerando tutti i problemi che c’erano avevamo comunque visto un enorme potenziale. Risultati e conti stanno andando sulla strada giusta, faremo forse ancora errori ma la direzione è quella corretta».

«Mai pensato ad azionisti di minoranza? La risposta breve è no, non ci abbiamo mai pensato. In molti ci hanno contattato perché avevano interesse nel club, ma finora non c’è mai stato nulla. Non abbiamo investito in termini di equity nelle casse del club nell’ultimo anno, non dovremmo farlo nemmeno a breve, la barca si è stabilizzata. Nel calcio molte scelte non vengono scelte dal punto di vista economico e analitico, questo abbiamo provato a fare. Ad esempio, sarebbe stupido da parte nostra trattenere i nostri asset a qualsiasi costo, ma bisogna essere oggettivi e avere piano B. E siamo contenti del nostro nuovo portiere».

Poi, sulla Superlega: «Parlare del progetto non è la domanda giusta, la domanda giusta riguarda la struttura di una industria che perde soldi non solo per cattiva gestione ma anche perché la struttura non è corretta. Guardando alle telco o alle banche, se il regolatore vedesse che le maggiori società perde soldi non sarebbe contento e prenderebbe decisioni a riguardo».

Infine, una battuta sullo stadio: «Un lungo progetto, all’inizio ci siamo detti “Milano non è Roma” ma in realtà la situazione è simile. Ci sono stati ritardi per il Covid, ovviamente. Progetto in mano a Comune che sta analizzando la situazione con i principali stakeholder. È un progetto molto importante, lo stadio oggi non va bene. Dobbiamo avere la giusta infrastruttura per vendere la migliore esperienza ai tifosi. Cosa blocca ora? C’è una volontà politica limitata per andare avanti, ci sono diversi stakeholder che non vogliono andare avanti, è molto italiano amare le cose vecchie».

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