Da Agnelli a De Laurentiis, le accuse FIGC sulle plusvalenze

Tra il 31 marzo 2019 e il 31 marzo 2021 la Juventus avrebbe – nella persona del presidente Agnelli e di diversi componenti del CdA – «contabilizzato plusvalenze fittizie per…

Plusvalenze accuse Agnelli De Laurentiis

Tra il 31 marzo 2019 e il 31 marzo 2021 la Juventus avrebbe – nella persona del presidente Agnelli e di diversi componenti del CdA – «contabilizzato plusvalenze fittizie per 60,3 milioni di euro», frutto di 32 operazioni. Nei valori dei singoli trasferimenti sarebbe stato «indicato un corrispettivo superiore al reale in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite ascritte al cda della società» e comunque «a far apparire maggiori utili o minori perdite».

Sono queste – scrive La Stampa – le accuse della FIGC sul caso plusvalenze. Ad Agnelli è contestato di aver redatto, sottoscritto e approvato le situazioni trimestrali nel lasso di tempo indicato, ai membri del CdA di averle approvate non avendo peraltro «espresso dissenso a quelle irregolarità idonee ad alterare i conti sociali».

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Nell’elenco allegato dalla procura agli atti sono indicate le operazioni che riguardano Marley Akè e Franco Daryl Tongya Heubang (8 milioni), Daouda Peeters (4 milioni), Emile Audero (20 milioni), Albian Hajdari (4,4 milioni), e Mamadou Kaly Sene (4 milioni). Cifre sicuramente eccessive per gli investigatori della Federcalcio.

Identica contestazione al presidente del Napoli Aurelio De Laurentis – e al vicepresidente, il figlio Edoardo De Laurentis – per presunte plusvalenze fittizie di minore importo rispetto alla Juve (19,3 milioni di euro) finalizzate «a far apparire risultati economici e un patrimonio netto superiori a quello realmente esistente alla fine dei trimestri semestri» di esercizio.

Nell’affaire Osimhen, ad esempio, sono rientrati quattro professionisti valutati circa 20 milioni di euro: Orestis Karnezis (5,1 milioni), Luigi Liguori (4 milioni), Claudio Manzi 4 milioni) e Ciro Palmieri (7 milioni). Troppo secondo i capi di incolpazione mossi ai vertici societari. Ma anche l’ex presidente del Genoa Enrico Preziosi avrebbe approvato «in concorso con gli altri amministratori» documenti di bilancio in cui sono contabilizzate plusvalenze fittizie per 12,5 milioni, che diventano 11,1 per Massimo Ferrero ex patron della Sampdoria e 8 milioni per Luca Carra e il Parma 1932.

Poco meno di due milioni di presunte valutazioni gonfiate sono contestate infine all’Empoli del patron Fabrizio Corsi. Ulteriori plusvalenze sono contestate a società minori. Accuse identiche a quelle dei colleghi dei club più blasonati. Tutti casi per i quali si intende procedere «all’esercizio dell’azione disciplinare e a non archiviare alcun procedimento» nei confronti delle società calcistiche.

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