La Renault sarebbe fallita senza la possibilità di avere ottenuto un prestito di Stato legato alla situazione pandemica. E’ quanto ha spiegato il revisore dei conti del governo francese, primo azionista del gruppo automobilistico guidato dall’amministratore italiano Luca de Meo. La società infatti ha dovuto affrontare una grave crisi di liquidità durante il momento peggiore della pandemia e ha fatto affidamento su un prestito garantito dallo stato per sopravvivere.
Un rapporto della Corte dei conti francese, pubblicato lunedì, ha dettagliato quanto sia diventato drammatico il bilancio della casa automobilistica durante la prima metà del 2020, quando fabbriche e showroom sono stati chiusi a causa del blocco del COVID-19. All’epoca, il presidente della Renault Jean-Dominique Senard e l’amministratore delegato ad interim Clotilde Delbos hanno ottenuto il prestito statale di ben 5 miliardi di euro, rivelatisi essenziali per il mantenimento dell’attività del gruppo. La società francese ha registrato una perdita record quell’anno: la Renault, come il resto dell’industria automobilistica, è stata duramente colpita dal crollo delle vendite di veicoli.
Eppure l’azienda francese ha sofferto più di rivali come Volkswagen Group e Stellantis perché stava uscendo dalle turbolenze manageriali in seguito all’arresto nel 2018 dell’ex leader Carlos Ghosn. Sebbene il prestito abbia consentito al bilancio della Renault di rimanere nettamente positivo, “non ha risolto il problema più strutturale della redditività”, ha concluso il revisore dei conti.
In risposta ai risultati, Renault ha affermato che il prestito ha consentito alla società di avere liquidità e rassicurare gli investitori. “La posta in gioco non era esattamente la sopravvivenza, ma un livello sufficiente di liquidità”, ha affermato la casa automobilistica. «La società ha rimborsato 1 miliardo di euro l’anno scorso e prevede di restituire lo stesso importo quest’anno», ha affermato Delbos il mese scorso.