«Il calcio ha perso»: nel libro di Spaziante e Vanni la crisi del pallone e i suoi perché

«Un viaggio nelle storture del mondo del pallone, un sistema che nel suo complesso ha perso, a vantaggio di pochissimi, e che fatica a riformarsi». Bastano poche righe per capire…

Il calcio ha perso

«Un viaggio nelle storture del mondo del pallone, un sistema che nel suo complesso ha perso, a vantaggio di pochissimi, e che fatica a riformarsi». Bastano poche righe per capire cosa troveremo in Il calcio ha perso – Vincitori e vinti nel mondo del pallone” (Mondadori-Frecce, pp. 216, 18 euro), libro firmato da Matteo Spaziante, giornalista di Calcio e Finanza, e Franco Vanni, giornalista di Repubblica, da oggi nelle librerie e negli store digitali.

Il titolo è già di per sé eloquente: la Superlega, la nuova Champions, la crisi legata al Covid e non solo, i Mondiali biennali. Gli scontri Ceferin-Agnelli e poi Ceferin-Infantino. Le difficoltà dei club, pure i più blasonati, anche solo nel pagare regolarmente gli stipendi. E poi soldi, una vagonata di soldi. Ed ecco quindi perché “Il calcio ha perso”, non tanto perché si sia trasformato negativamente, quanto perché negli ultimi anni è successo un po’ di tutto, spesso cose che poco hanno a che fare col solo rotolare del pallone.

In questo quadro sono tante le domande a cui i due autori hanno provato a rispondere: «Com’è nata, e subito naufragata, l’idea della Superlega? E’ stato un impazzimento generale dei maggiori manager del mondo del pallone internazionale o esistevano motivi di fondo? Perché le società di Serie A, indebitate per oltre 5 miliardi di euro, continuano a pagare ai calciatori stipendi milionari che non possono permettersi? Se il calcio europeo è davvero in crisi, come mai piace così tanto ai signori dei petrodollari? E chi sono davvero i procuratori, i veri signori del calcio moderno, trattati con deferenza dalle stesse società che tengono in scacco?».

E poi le difficoltà della Serie A nel rinnovarsi, la nascita e il boom della Premier League, fino all’esplosione delle criptovalute e dello streaming nel mondo del calcio (con tutte le difficoltà che ne sono seguite). La carne al fuoco è tanta, “condita” anche dai commenti di chi fa parte di questo mondo, dall’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta al presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino, ma anche di esperti e di chi ha visto il calcio trasformarsi pure in campo come Gianfranco Zola.

Una analisi dei motivi che hanno condotto il «giocattolo più amato dagli italiani» vicino al punto di rottura. I tifosi, che di fatto sono chiamati a mantenere il carrozzone ma con costi sempre più alti, sono spinti ai margini, a distanza da centri sportivi blindati e dai propri idoli, divenuti un’élite di privilegiati intoccabili che viaggia lontano anni luce dalla società reale.

Ma anche un modo per mettere un punto: questa è stata la situazione nel mondo del calcio negli ultimi anni, portandolo sempre più vicino al baratro e sempre più lontano dalle nuove generazioni. «Come siamo arrivati a questo punto? Siamo sicuri che un’alternativa non esista?», sono le ultime domande che si fanno gli autori. Che concludono: «Il calcio ha perso cerca risposte nei numeri, nelle storie e nelle parole dei protagonisti. Il calcio ha perso è dedicato a chi guarda le partite, va allo stadio e trasmette la propria passione ai figli. È dedicato a chi, nonostante tutto, ci crede ancora».